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20 Settembre 2021 - 07:00
«Napoli è una pagina di Vangelo» L’omelia di Don Battaglia: «La città ha bisogno di un tempo nuovo, la Chiesa non si sottrarrà»
NAPOLI. «Il sangue si è sciolto», con queste parole, seguite da fiumi di applausi, Don Mimmo Battaglia ha annunciato il ripetersi del prodigio di San Gennaro. Ancora una volta il popolo napoletano, malgrado gli accessi contingentati e l’emergenza sanitaria, si è reso partecipe di questo rito plurisecolare che da sempre caratterizza la vita spirituale della nostra città. «Ringraziamo il Signore per questo dono, per questo segno così importante per la nostra comunità», le prime parole di Battaglia in un’omelia particolarmente sentita in cui ha sottolineato l’importanza di non scambiare un segno evangelico per un oracolo da consultare, di non banalizzare i segni piegandoli alla curiosità e alla mera superstizione. «NAPOLI È UNA PAGINA DI
VANGELO SCRITTA DAL MARE», ha detto l’arcivescovo nella prima parte dell’omelia affermando che «la città di mare è una terra bellissima in cui viene raccontata ogni giorno l’armonia di Dio e il suo sogno di pace. La nostra città non deve venir meno alla sua vocazione di terra di mare, generando incontri, diventando crocevia di contaminazioni inaspettate dove le differenze dei singoli si armonizzano in un cammino di comunità, in un noi più vasto che valorizza tutti, dai più piccoli, da chi arranca e fa più fatica. La città di mare deve essere un porto sicuro per i suoi figli, che non deve cedere a derive di parte e individualiste». Battaglia ha sottolineato la necessità di fidarsi gli uni degli altri. «Come ha fatto Luigi - raccont a- un ragazzo di Scampia che uscito dal carcere ha saputo fidarsi della sua compagna, aprendosi al nuovo senza diffidenza, abbandonando il linguaggio della violenza e del sotterfugio per lasciarsi contagiare dagli educatori e dai volontari che gli sono stati accanto, estinguendo così la propria pena e apprestandosi addirittura a diventare educatore per accompagnare altri giovani nell’avventurosa crociera della vita riscattata». «Vorrei chiedere - ha detto ancora l’arcivescovo - alla mia Chiesa di Napoli di mettersi sempre più a servizio di questa traversata verso il bene comune».
«NAPOLI È UNA PAGINA DI VANGELO SCRITTA DAL FUOCO», ha proseguito Battaglia, «perché dal fuoco del Vesuvio che le proprie radici sono luminose e incandescenti senza provare dolore, fatica e che mai nessuna crisi sociale potrà spegnere. Napoli, per essere un racconto perenne di morte e resurrezione in questo tempo di pandemia e disperazione, è necessario che su custodisca nel cuore la passione degli innamorati, alimentare l’amore per la vita, investire sulla capacità generativa della creatività e dell’immaginazione». E qui un nuovo esempio: «Come Alex, missionario tra i vicoli della nostra terra, capace nella sua anzianità di sognare come un bambino i cieli nuovi e le terre nuove tra le macerie di un vicolo di Napoli. Siamo ancora capaci di immaginare Napoli oltre la crisi da cui è avvolta? Siamo ancora capaci di sognare un futuro diverso per la nostra città o ci siamo assuefatti alla cenere delle sue difficoltà endemiche, delle sue stanchezze e delle sue fatiche, dimenticando che al di sotto della coltre nera dei residui lavici vi è ancora un fuoco capace di scaldare e di far luce?», si chiede Battaglia. «NAPOLI È UNA PAGINA DI VANGELO SCRITTA DAL SANGUE», ha concluso Battaglia. «Dal sangue dei poveri e degli innocenti. Dei piccoli e degli umili. Di coloro che ogni giorno faticano senza sosta per vivere con dignità, per camminare spediti sui sentieri dell’onestà e della giustizia.Napoli è bagnata dal sangue di tanti dolori discreti e silenziosi, di tante vite spezzate prima di spiccare il volo, di tanti sogni caduti sul suolo dell’indifferenza, di tante vittime innocenti del male, dell’ingiustizia, della corruzione. Quanti nomi, quanti volti, quante storie la parola “sangue” fa risuonare nel mio cuore». E qui c’è il riferimento al piccolo Samuele. Poi l’appello ai candidati a sindaco. Infine la chiosa: «Napoli ha bisogno di un tempo nuovo! E la Chiesa partenopea non si sottrarrà dal compiere il bene contribuendo a scrivere nuovi versi di Vangelo, nuovi alfabeti di servizio, nuove grammatiche di solidarietà».
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