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21 Settembre 2021 - 08:09
L’ex affiliato ai Marfella è uno tsunami, indagato pure Enzo Romano.Omicidio Pisa, il pentito Dello Iacolo accusa il commando
NAPOLI. «Una persona innocente, del tutto estranea alla criminalità organizzata», ha messo a verbale Raffaele Dello Iacolo. Non era un affiliato Raffaele Pisa, ammazzato per volere del clan Marfella, ma aveva amicizie d’infanzia e gioventù con Salvatore Romano del gruppo Mele e i nemici di questi ultimi ritenevano che lui e il fratello Gianluca fornissero informazioni ai “figli di Giulietta” (Salvatore e Giuseppe Mele). Inoltre Pisa era stato accusato dalla vittima, probabilmente ingiustamente e per un errore di persona, di aver partecipato al pestaggio di un parcheggiare abusivo della zona del Parco San Paolo. Cosicché, secondo quanto raccontano molte persone a Pianura e il pentito soprannominato “Tic toc”, il giovane sarebbe stato ucciso per le calunnie che giravano sul suo conto. Che siano stati i Marfella-Pesce lo dicono alcuni pentiti, tra cui anche l’ex ras Pasquale Pesce “’e Bianchina”, e i riscontri raccolti dai poliziotti della Squadra mobile della questura. Il 21 agosto 2017 lo ha riferito Raffaele Dello Iacolo, sostenendo da averlo saputo da Salvatore Marfella.
«“È una cosa nostra, tutto a posto”, mi disse Marfella comunicando con me dalle finestre dei rispettivi reparti in cui eravamo detenuti nel carcere di Secondigliano. Poi quando sono uscito venne a trovarmi Maurizio Legnante “’o talebano” e me lo confermò». Per l’omicidio di Raffaele Pisa si trovano in stato d’arresto da venerdì scorso proprio Maurizio Legnante e Vitale Perfetto detto “Pett ’e acciaio” mentre è indagato a piede libero come presunto mandante Enzo Romano, allora reggente del clan MarfellaPesce (era il 2016). A carico di quest’ultimo non sono emersi sufficienti indizi per far scattare la misura cautelare e in effetti le accuse contro di lui dai collaboratori sono solo “de relato”. «Maurizio Legnante - ha continuato Dello Iacolo - mi confidò che era stato lui a uccidere Raffaele Pisa, senza darmi però ulteriori spiegazioni. Dopo che sono stato riarrestato, nel marzo 2017, in carcere a Secondigliano ho incontrato Giovanni Bellofiore detto “Brillantina”, detenuto con me. Un giorno siamo stati entrambi chiamati a colloquio: dunque ci siano incontrati e abbiamo parlato. In tale occasione, poiché nelle carte relative ai processi in cui sono coinvolto sono citati molti fatti accaduti a Pianura e tra essi è citato l’omicidio di Raffaele Pisa, chiesi a Giovanni Bellofiore se fosse a conoscenza delle ragioni che avevano determinato il fatto e chi lo avesse commesso. Bellofiore mi raccontò che un giovane detto “Gigino ’o meccanico” era stato picchiato da Vincenzo Mele,Salvatore Romano “Muoll muoll”, Pasquale Esposito e Raffaele Pisa, in quanto quest’ultimo si era “messo” con Salvatore Romano. Successivamente ho appreso da Pasquale Esposito, affiliato ai Mele-Romano, che al pestaggio di “Gigino ’o meccanico” non era presente Spina ma un certo “Mimmuccio ’e cutunella”».
Intanto ieri all’interrogatorio di garanzia davanti al gip i sette indagati, (otto in totale, di cui sei per associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e due per l’omicidio Pisa, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere: Giovanni Bellofiore, Alfonso Bruno, Rosario D’Angelo, Alfredo e Vincenzo Foglia, Salvatore Polverino, Maurizio Legnante e Vitale Perfetto. Per il momento dunque restano tutti in carcere.
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