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22 Settembre 2021 - 16:28
«La famiglia di Samuele non cerca né vendetta né soluzioni catastrofiche nei confronti di Mariano Cannio. La famiglia aspetta la verità, aspetta di capire perché è successo, non si è fatta un'idea sulla dinamica né sulle cause». Lo ha detto l'avvocato Domenico De Rosa, difensore della famiglia del piccolo Samuele, il bimbo di 4 anni morto venerdì 17 settembre dopo essere caduto dal balcone della sua abitazione in via Foria, nel centro di Napoli.
Il 38enne Mariano Cannio, che svolgeva mansioni domestiche nella casa dei Gargiulo, è stato arrestato per omicidio. Il legale ha incontrato questa mattina la stampa per rappresentare la richiesta della famiglia di rispettare il loro «dolore, turbamento e strazio», facendo presente, in relazione ad alcune dichiarazioni attribuite nei giorni scorsi ai familiari e in particolare alla madre, che «i genitori del piccolo Samuele non hanno mai rilasciato alcuna dichiarazione diretta sull'accaduto».
Nel giorno dei funerali la famiglia chiede «riservatezza». L'incontro con la stampa, spiega l'avvocato, «è stato deciso per rispettare la stampa e il suo lavoro, così come rispettiamo quello della Procura che dovrà accertare le responsabilità e le dinamiche, e quello dell'avvocato che difende Mariano Cannio, che ha già dato segno di riservatezza giusta e adeguata al caso».
Mariano Cannio, il 38enne arrestato per l'omicidio del piccolo Samuele, bimbo di 4 anni morto dopo essere caduto dal balcone della sua abitazione in via Foria a Napoli, «era una persona tranquilla che godeva della fiducia della famiglia Gargiulo perché dava un senso di tranquillità. Loro non sapevano della schizofrenia, non avevano alcuna contezza di questi aspetti» ha detto l'avvocato De Rosa.
«Il senso di riservatezza e di tranquillità che dimostrava Mariano Cannio - ha spiegato il legale - era un motivo in più per continuare a trattarlo in quel modo, cioè come una persona tranquilla a cui affidare le pulizie».
I rapporti con Cannio, sottolinea l'avvocato, «erano di estrema normalità. Erano anni che si dedicava a lavori di carattere domestico non solo presso la famiglia Gargiulo, ma anche presso altri familiari e parenti. Era una persona che chiedeva spesso, avendo bisogno di sostentamento di carattere economico, di andare a svolgere queste attività domestiche presso l'abitazione dei vari componenti della famiglia. Nel caso specifico, la mamma incinta all'ottavo mese mai come in questo momento aveva bisogno di un aiuto di carattere domestico».
«Non sappiamo come quel video sia circolato in rete, ma comunque si tratta di un video completamente scollegato rispetto a quanto è successo» ha poi chiarito l'avvocato, parlando di un video diffuso su alcuni social network nei giorni immediatamente successivi alla tragedia e nel quale si vedeva il bimbo dire a qualcuno “ti butto giù".
Quel video, ha sottolineato l'avvocato che oggi ha incontrato i giornalisti, «va contestualizzato perché non è neanche un video attuale. Risale perlomeno a due anni fa e, per quel che mi è stato detto, è completamente scollegato a quanto è successo. Sono meccanismi mentali di chi associa quel video alla tragedia a far ipotizzare le cose più incredibili, e questo - ha concluso - è un altro timore della famiglia».
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