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Delitto Forino, mandanti assolti: giallo sul vero movente del raid

Delitto Forino, mandanti assolti: giallo sul vero movente del raid

 “Emiliano” non sarebbe stato assassinato per l’affronto al ras Pagano. Accuse in frantumi per i boss Arcangelo Abbinante e Giovanni Esposito

NAPOLI. Il processo di primo grado che avrebbe dovuto inchiodare alle proprie responsabilità i presunti mandanti dell’omicidio di Emilio Forino, assassinato nell’agosto 2011 all’alba della terza faida di Scampia, si conclude con due clamorose assoluzioni e un nuovo giallo in merito al reale movente del delitto. Per anni, soprattutto sulla scorta delle rivelazioni del killer pentito e reo confetto Gianluca Giugliano, si era creduto che l’agguato di Casavatore fosse scaturito dall’affronto che la vittima aveva compiuto nei confronti del capozona Vincenzo Pagano “sce sce”, fratello del boss degli Scissionisti Cesare, di cui aveva picchiato il genero.

Ebbene, stando a quanto emerso dall’iter dibattimentale le cose sarebbero andate diversamente e il raid sarebbe invece da inquadrare tutto all’interno di un’improvvisa contrapposizione scaturita all’epoca tra la Vanella Grassi e i Marino delle Case Celesti. Un quadro indiziario a dir poco incerto e che ieri mattina ha portato a un esito processuale a dir poco inatteso.

I giudici della prima sezione della Corte d’assise di Napoli hanno infatti assolto i ras Arcangelo Abbinante (difeso dagli avvocati Claudio Davino e Nicola Quatrano) e Giovanni Esposito “’o muort” (difeso dall’avvocato Claudio Davino): per entrambi gli imputati il pubblico ministero Caputo aveva invocato la pena del l’ergastolo. I giudici di primo grado sono stati però di tutt’altro avviso e così, nonostante le accuse messe a verbale da una sfilza di pentiti (su tutti Gianluca Giugliano, Antonio Leonardi, Pasquale riccio e Giuseppe Ambra) hanno deciso di scagionare i due presunti mandanti del delitto. Le indagini sul caso erano arrivate a una prima svolta con l’ordinanza eseguita nel luglio del 2019, quando in manette finirono sette persone, tutte da tempo ritenute ai vertici della camorra di Scampia e Secondigliano: Vincenzo Pagano, Ernesto Ferone, Arcangelo Abete detto “Angioletto”, Arcangelo Abbinante (figlio di Antonio), Giovanni Esposito “’o muort”, Angelo Marino e Roberto Manganiello. Indagati invece a piede libero i pentiti Gianluca Giugliano “’o piccione”, Antonio Leonardi e Rosario Guarino.

Era il periodo di poco antecedente alla terza faida di Scampia, tra gli Abete-abbinante-Notturno e la Vinella Grassi a spalleggiare gli Amato-Pagano, preceduto anche dall’agguato mortale a Ciro Nocerino. Emilio Forino era legato ai Ferone di Casavatore, che si erano staccati dagli Scissionisti per aderire al cartello composto dalle Cinque famiglie di Secondigliano, pronte a sferrare l’attacco. Così, quando gli fu chiesto di picchiare chiunque fosse vicino a Vincenzo Pagano,capozona di Casavatore, diede una lezione in strada al genero di quest’ultimo. Così scattò la vendetta e i killer Giugliano e Guarino fecero fuoco dieci volte. La decisione sarebbe stata presa da Arcangelo Abete, Arcangelo Abbinante, Giovanni Esposito, Rosario Guarino, Antonio Leonardi, Roberto Manganiello nel corso di un summit in casa del ras Abete. Le cose, però, non sono forse andate proprio in questo modo

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