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Ambulanti pestati per il pizzo, “graziati” i nove mazzarelliani

Ambulanti pestati per il pizzo, “graziati” i nove mazzarelliani

Racket nel mercatino della Maddalena, ridotte tutte le condanne.Raffica di sconti per il gruppo D’Andrea-Garofalo-Gemei

NAPOLI. A suon di minacce e pestaggi erano riusciti a imporsi come i nuovi re del racket nello storico mercato della Maddalena, nel cuore del centro storico di Napoli. La loro scalata criminale, nonostante l’ala protettiva del temibile clan Mazzarella, è però arrivata al capolinea in breve tempo e, dopo la stangata rimediata nel processo di primo grado, la loro permanenza in carcere si prefigurava tutt’altro che breve. L’inchiesta ha però subito un drastico ridimensionamento nel giudizio di appello, dove tutti i nove aguzzini hanno ottenuto delle consistenti riduzioni di pena grazie al riconoscimento delle attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti e sulla recidiva.

Condanne pesantemente ridotte, dunque, per i nove esponenti dell’emergente gruppo D’AndreaGarofalo-Gemei. Lo sconto più importante è stato quello di cui ha beneficiato il presunto ras Ciro Garofalo, difeso dall’avvocato Domenico Dello Iacono, che ha visto la sua condanne ridimensionarsi da 17 anni di reclusione a 9 anni e 8 mesi. I giudici della Corte d’Appello hanno comunque ridotto anche le altre condanne: Gaetano Gemei (difeso da Leopoldo Perone), 3 anni e 8 mesi a fronte dei precedenti 4 anni e 6 mesi; Gaetano Della Porta (anch’egli difeso dall’avvocato Perone), 6 anni a fronte dei precedenti 9 anni; Marco Micillo, 7 anni e 4 mesi a fronte dei precedenti 12 anni e 4 mesi; Rosaria Liguori, 6 anni e 8 mesi a fronte dei precedenti 11 anni; Lorenzo Rapicano Aiello, 5 anni e 4 mesi a fronte dei precedenti 8 anni e 4 mesi; Pasquale Salvia, 6 anni e 4 mesi a fronte dei precedenti 10 anni e 4 mesi; Antonio D’Andrea, 8 anni e 4 mesi, a fronte dei precedenti 15 anni; e infine Vincenzo Lucci, 6 anni e 8 mesi di carcere a fronte dei precedenti 10 anni.

L’inchiesta era arrivata al primo giro di boa con la retata del giugno 2019, quando i presunti aguzzini, raggiunti inizialmente da un decreto di fermo, finirono in manette. Con il clan Sibillo ormai ridimensionato da arresti e omicidi, la famiglia Mazzarella aveva deciso di riprendere il pieno controllo degli affari criminali nel centro storico di Napoli. Un’azione spietata e implacabile, portata avanti nel giro di pochi mesi a suon di minacce, pestaggi e, soprattutto, imponendo una raffica di estorsioni a tappetto in tutta la zona della Maddalena. Nel mirino degli aguzzini della cosca erano finiti da maggio del 2018 e fino a pochi mesi fa gli ambulanti dello storico mercato che si tiene quotidianamente a due passi di Forcella.

Per non avere “problemi” le vittime venivano costrette a versare una tangente che oscillava tra i 100 e i 200 euro a settimana. Un esborso al quale andava poi a sommarsi l’“extra” in concomitanza delle festività nata lizie e pasquali. Un vortice di paure e violenza al quale, dopo le denunce di alcuni commercianti, le forze dell’ordine avevano finalmente posto fine. Secondo la Dda, il nuovo gruppo di mala si sarebbe imposto nella Maddalena «facendo valere l’appartenenza a Massimo Ferraiuolo (non coinvolto però in quest’indagine, ndr) e al clan Mazzarella». Nella morsa degli estorsori era prima finito un ambulante di origini africane costretto a versare una tangente da 100 euro a settimana. Il malcapitato, che in almeno un’occasione era stato anche picchiato, venne inoltre costretto ad acquistare da loro «merce di scarso valore o buste di plastica per sostenere “i carcerati”». A un altro commerciante era stata invece imposta una tangente da 100 euro settimanali, poi schizzata a ben 140 euro

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