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Nove rapine in pochi mesi, il rampollo rischia grosso

Nove rapine in pochi mesi, il rampollo rischia grosso

ILa sua famiglia è storicamente considerata vicina ai Di Lauro.Indagini chiuse, Antonio Giannone verso il rinvio a giudizio

NAPOLI. Indagini preliminari concluse e per il rampollo della mala secondiglianese sospettato di aver messo a segno ben nove rapine si avvicina il momento del possibile rinvio a giudizio. Antonio Giannone, in caso di condanna, rischia a quanto punto di andare incontro a una condanna a dir poco pesante. Sulla sua testa pende infatti l’accusa di essere il responsabile, insieme al cugino minorenne, di essere l’autore di numerosi assalti a mano armata avvenuti lo scorso anno all’interno di alcuni esercizi commerciali dell’hinterland nord. L’udienza preliminare è stata fissata per il mese prossimo ed entro quella data l’indagato e la sua difesa dovranno individuare il percorso giudiziario da intraprendere: vale a dire, rito abbreviato o dibattimento. Giannone deve rispondere, oltre che dei nove colpi, anche di ricettazione e di armi: accuse pesanti che, in caso di eventuale condanna, lo porterebbero a impattare su un verdetto a dir poco severo. Il cerchio delle indagini si era concluso nel gennaio scorso con un blitz lampo messo a segno davanti a un bar di Arzano.

A finire in manette, dopo alcune settimane vissute sul filo, era stato il 28enne Antonio Giannone, alias “’o caprone”, rampollo dell’omonima famiglia di mala storicamente in affari con il clan Di Lauro. Il presunto bandito è stato arrestato in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa del gip del tribunale di Napoli Nord. Tredici i capi di imputazione formulati a suo carico: su tutti spiccano i nove assalti a mano armata che avrebbe compiuto insieme al cugino all’epoca minorenne Roberto P., catturato invece alla fine di dicembre. Giannone è però accusato anche di ricettazione e del possesso di una munizione ritrovata nella sua abitazione nel corso delle indagini condotte dai carabinieri della stazione di Casavatore. L’arresto del presunto bandito è stato però tutt’altro che una passeggiata di salute. Quando i mili tari dell’Arma l’hanno fermato, “’o caprone” ha infatti mostrato una spiccata aggressività, tanto da richiedere l’intervento sul posto di numerose altre pattuglie. Strette le manette ai polsi, Giannone è stato quindi accompagnato in caserma per le formalità burocratiche di routine e in serata rinchiuso nel carcere di Poggioreale, dove è poi rimasto in attesa dell’interrogatorio di garanzia, oltre che nei mesi successivi. La vicenda che vede Antonio Giannone protagonista è nota ed è stata ampiamente anticipata nei mesi scorsi dal “Roma”.

Il 28enne è indagato per la micidiale escalation di violenza che si è consumata tra il 2 ottobre e il 16 novembre scorsi nell’hinterland nord. I due malviventi, entrambi già noti alle forze dell’ordine, a bordo di uno scooter Honda “Sh 300” camuffato con una targa risultata poi rubata da uno scooter a sua volta oggetto di una precedente rapina avrebbero messo a segno nove colpi, di cui ben sei andati a segno. A finire nel mirino sarebbero stati in particolare i supermercati e le tabaccherie di Casavatore e dintorni. Durante uno dei raid la gang sarebbe invece riuscita a impossessarsi della replica di un Rolex. Sfogliando i capi di imputazione riportati nel provvedimento cautelare si scopre che il primo assalto sarebbe avvenuto il 2 ottobre nell’“Etè Supermercati” e avrebbe fruttato un bottino di poco superiore ai 500 euro. Lo stesso esercizio commerciale sarebbe stato però depredato anche il 31 ottobre e il 16 novembre: in questo caso i colpi avrebbero fruttato ai due balordi, rispettivamente, 412 e 475 euro. Un’escalation che sembrava non avere mai fine

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