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28 Settembre 2021 - 19:47
NAPOLI. L’ombra della mala di Napoli Est si allunga minacciosa sui nuovi traffici illeciti di rifiuti verso il Nord Italia, ma a pochissimi giorni dal suo arresto il presunto ras del clan Formicola di San Giovanni a Teduccio lascia a sorpresa il carcere. L’inchiesta che la scorsa settimana ha portato dietro le sbarre oltre dieci persone ieri mattina ha infatti subito un primo stop. Il colpo di scena è arrivato al termine dell’interrogatorio di garanzia che ha visto nel ruolo di indagato eccellente il 47enne imprenditore Giovanni Pezzella, da tempo ritenuto dagli inquirenti della Dda uno dei colletti bianchi al vertice dell’organizzazione che fa capo alla famiglia Formicola del Parco San Vitale. Il manager della plastica, rispondendo alle domande del gip di Venezia, ha respinto ogni addebito e sostenuto di non essere mai stato al corrente dei loschi giri che si sarebbero celati dietro i “carichi” che aveva acquistato.
La difesa di Pezzella, rappresentata dall’avvocato Francesco Buonaiuto, ha poi fatto leva su un’altra importante circostanza: a carico dell’imprenditore le indagini avevano consentito di raccogliere soltanto due intercettazioni, una telefonica e una ambientale, dalla quale il suo coinvolgimento nell’affare sarebbe emerso in maniera piuttosto modesta, se non addirittura marginale. Preso atto dell’incertezza del quadro indiziario, il giudice ha dunque accolto l’istanza della difesa, concedendo al 47enne Pezzella il beneficio degli arresti domiciliari. Già ieri sera l’imprenditore in odore di mala ha così lasciato il carcere per fare rientro nella sua abitazione napoletana.
Giovanni Pezzella è attualmente coinvolto anche in un altro procedimento: in quel caso deve però rispondere di sequestro di persona. Il blitz è scattata lunedì scorso e ha visto entrare in azione i carabinieri del comando provinciale di Belluno i quali, in collaborazione con quelli del locale gruppo forestale, all’esito di una prolungata attività investigativa diretta dalla Dda di Venezia e denominata convenzionalmente “Plastic Connection”, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di dodici cittadini italiani: 11 misure in carcere e una ai domiciliari. Sul conto degli arrestati sono emersi gravi indizi circa la loro partecipazione, a vario titolo, a una associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
L’operazione è stata estesa nelle province di Belluno, Treviso, Padova, Vicenza, Napoli, Avellino e Pisa. Acquisiti riscontri investigativi tali da far ipotizzare il dirottamento su conti esteri di circa due milioni di euro e lo smaltimento illecito di 22.000 tonnellate di rifiuti. Dall’inchiesta è emerso che faccendieri senza scrupoli avevano messo in contatto imprenditori del Nord con altri del Meridione, inseriti nella filiera della lavorazione della plastica, consentendo a questi ultimi di smaltire i loro rifiuti, anche speciali, attraverso l’introduzione nel ciclo produttivo delle aziende del nord o accantonandoli in improvvisati luoghi di stoccaggio.
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