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06 Ottobre 2021 - 07:00
Scagionati in appello il boss Salvatore De Micco e Gennaro Volpicelli.I pentiti non chiariscono il momento esatto in cui è stato deciso l’agguato
NAPOLI. L’iter giudiziario chiamato a fare luce sull’atroce delitto che ha innescato l’“eterna” faida di Ponticelli si arricchisce di un nuovo, importante colpo di scena. Il ras Salvatore De Micco e Gennaro Volpicelli, imputati per l’omicidio di Antonio Minichini e Gennaro Castaldi, ieri mattina sono stati assolti dalla Corte d’assise d’appello di Napoli: in primo grado erano stati entrambi condannati alla pena dell’ergastolo. Determinanti ai fini del verdetto dei giudici della quarta sezione (presidente Vescia) si sono rivelate le gravi incongruenze emerse dalle deposizioni dei due accusatori dei presunti killer, vale a dire i pentiti Domenico Esposito “’o cinese” e Gaetano Lauria, che tra l’altro sono anche gli unici fin qui condannati. Che il processo d’appello stesse prendendo una piega inattesa lo si era intuito a marzo, quando la Corte d’assise d’appello aveva stabilito la necessità di un confronto incrociato tra i due collaboratori di giustizia. Gli avvocati difensori - Claudio Davino per De Micco, Stefano Sorrentino e Saverio Senese per Volpicelli - hanno infatti a più riprese posto l’accento sul momento chiave ricostruito dai pentiti: cioè la descrizione del giorno in cui avvenne il delitto che innescò una delle più sanguinose guerre di camorra che Napoli ricordi. I due ex malavitosi della periferia est avrebbero fornito infatti agli inquirenti informazioni di scordanti soprattutto in ordine alle fasi immediatamente precedenti all’agguato, cioè l’incontro nel quale il commando si sarebbe confrontato sull’effettiva collocazione geografica di Antonio Minichini, figlio dei boss Ciro Minichini e Anna De Luca Bossa.
La Corte d’assise d’appello aveva dunque ritenuto le osservazioni avanzate dal collegio difensivo meritevoli di un ulteriore approfondimento e per questo motivo era stato disposto un confronto tra i due collaboratori di giustizia Esposito e Lauria, legati tra l’altro da un rapporto di parentela in quanto il primo è zio del secondo. Proprio per quest’ultimo motivo, al fine di scongiurare un eventuale inquinamento del quadro indiziario, i difensori di De Micco e Volpicelli avevano chiesto ai giudici della quarta sezione anche l’immediata sospensione dei colloqui e degli incontri tra i collaboratori e i rispettivi familiari. Una situazione incerta e labirintica, che ieri mattina ha portato al più equo degli esiti: l’assoluzione di entrambi gli imputati. Dunque, due ergastoli cancellati in un colpo solo.
Stando a quanto emerso dall’inchiesta che ha portato a processo De Micco e Volpicelli, il retroscena dell’omicidio Castaldi-Minichini risiederebbe nella rottura dell’accordo tra Giuseppe D’Amico da un lato e Michele Cuccaro e Marco De Micco, all’epoca uniti in un solo cartello egemone a Ponticelli e a Barra, sulla divisione deiproventi per gli affari illeciti: droga ed estorsioni in primis. I due clan avevano deciso per una spartizione al 50 per cento sui soldi ricavati soltanto al parco Conocal, ma ben presto “Peppino ” si mostrò scontento perché aspirava alla stessa percentuale su tutto il quartiere. Fino a quando, dopo aver chiesto inutilmente di più, scoppiò la guerra di camorra. E il secondo agguato fu quello costato la vita all’incensurato rampollo dei De Luca Bossa e all’amico.
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