Tutte le novità
07 Ottobre 2021 - 07:00
Lo zio è il ras De Luca Bossa, ma le indagini puntano ai legami con i Casella.Carmine D’Onofrio ucciso a colpi di pistola davanti alla compagna incinta
NAPOLI. Ne conoscevano abitudini, domicilio, frequentazioni e parentele scomode. Lo hanno così atteso pazientemente e non appena Carmine D’Onofrio, 23 anni e una fedina penale immacolata, è sceso dalla propria Fiat “Panda” per entrare in casa, l’hanno raggiunto e senza alcuna esitazione gli hanno esploso addosso un intero caricatore. Per i killer non ha avuto alcuna rilevanza il fatto che Francesca, la giovane compagna dell’obiettivo designato incinta all’ottavo mese, si trovasse a pochi metri di distanza. L’agguato costato la scorsa notte la vita a D’Onofrio è destinato a spalancare le porte a uno scenario potenzialmente devastante per gli equilibri criminali di Napoli Est: il 23enne era infatti il figlio del ras Giuseppe De Luca Bossa e il nipote dello storico capoclan Antonio “’o sicc”. L’eterna faida di Ponticelli si arricchisce dunque di un nuovo, sanguinoso capitolo. Il commando è entrato in azione poco prima delle due di ieri. I sicari, almeno due, hanno agito con il favore delle tenebre e si sono appostati in via Crisconio, strada in cui D’Onofrio risiedeva.
Non appena il 23enne ha parcheggiato l’utilitaria nera e ha raggiunto a piedi la palazzina al civico 51, ecco che è scatta l’imboscata mortale. Il commando ha infatti sparato all’impazzata e sempre ad alzo zero: alla fine sono stati ben sette i colpi di pistola che hanno centrato D’Onofrio al torace. Nonostante il tempestivo trasporto al pronto soccorso dell’ospedale Villa Betania, per il nipote del boss non c’è stato purtroppo nulla da fare: il giovane è infatti deceduto dopo poco tra la disperazione dei parenti che nel frattempo erano accorsi. La compagna Francesca, interrogata dai carabinieri già nell’immediatezza dei fatti, non ha invece saputo fornire alcuna informazione degna dnota: la donna ha infatti spiegato che quando i killer sono apparsi sulla scena lei stava precedendo Carmine e per questo motivo non avrebbe fatto in tempo a vedere nulla, se non la loro fuga. Le indagini sulla vicenda partono dunque subito in salita, dal momento che la zona in cui è avvenuto il raid non risulta neppure coperta da telecamere di videosorveglianza. I carabinieri non hanno comunque alcun dubbio circa a matrice camorristica dell’agguato.
Se è vero infatti che Carmine D’Onofrio non aveva alle spalle alcun guaio con la legge, negli ambienti di mala del quartiere tutti erano al corrente delle sue parentele ingombranti e i sicari potrebbero dunque averlo punito per i legami familiari con i ras Giuseppe e Antonio De Luca Bossa: un’atroce vendetta trasversale, dunque, la cui firma potrebbe essere ricondotta al rivale clan De Micco-De Martino. Questa non è però l’unica pista investigativa che le forze dell’ordine stanno battendo per venire a capo del giallo. Carmine D’Onofrio aveva anche diverse amicizie nel clan Casella di via Franciosa (uno dei sottogruppi dei De Luca Bossa-Minichini) e non è da escludere che il suo assassinio possa essere maturato nell’ambito di un regolamento di conti tra le emergenti paranze del quartiere.
Copyright @ - Nuovo Giornale Roma Società Cooperativa - Corso Garibaldi, 32 - Napoli - 80142 - Partita Iva 07406411210 - La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo - Il giornale aderisce alla FILE (Federazione Italiana Liberi Editori) e all'IAP (Istituto di autodisciplina pubblicitaria) Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo giornale può essere riprodotta con alcun mezzo e/o diffusa in alcun modo e a qualsiasi titolo