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Fine corsa per Iadonisi e Cesi: ergastolo definitivo ai due ras

Fine corsa per Iadonisi e Cesi: ergastolo definitivo ai due ras

Scacco al sistema flegreo, carcere a vita confermato dopo l’appello-bis.Delitto Fiorillo, la Corte di Cassazione chiude il caso dopo 18 anni di indagini

NAPOLI. Per la quasi totalità della loro carriera criminale sono stati l’uno l’ombra dell’altro. Hanno condiviso l’ascesa al potere dopo aver scalzato la cupola della Nuova mafia flegrea, in seguito hanno per anni fatto affari d’oro con i traffici di droga. Ma Francesco Iadonisi e Gennaro Cesi sono accomunati anche da un filo intriso di sangue: quello del vecchio ras Antonio Fiorillo, assassinato nel 2003 nell’ambito di un’epurazione tutta interna alla camorra di Fuorigrotta. Così ha stabilito la Corte di Cassazione che, chiamata a pronunciarsi per la seconda volta sulla vicenda, ha confermato in via definitiva la pena dell’ergastolo inflitta lo scorso anni ai due ras dalla Corte d’assise d’appello di Napoli. Con il duro verdetto emesso dagli Ermellini della prima sezione cala dunque il sipario su un iter processuale a dir poco tortuoso. Francesco Iadonisi e Gennaro Cesi, storici capizona rispettivamente del rione Lauro e di via Leopardi, già in primo grado erano stati condannati al fine pena mai: sentenza poi cancellata in appello, fino al successivo pronunciamento della Cassazione che aveva disposto la celebrazione di un nuovo giudizio di secondo grado. Dopo quattro interminabili anni di attesa, l’estate scorsa ecco dunque che arriva la nuova stangata nell’appello-bis: ergastolo per entrambi.

Dodici mesi dopo la Suprema Corte è tornata a pronunciarsi e per i due ras di Napoli Ovest ecco che è arrivata la stangata, stavolta definitiva: entrambi sono stati infatti condannati al carcere a vita nonostante i dubbi sollevati dalla difesa in merito al quadro indiziario. Secondo gli investigatori Iadonisi e Cesi erano all’epica dei fatti i più stretti collaboratori di Antonio Fiorillo, ammazzato in un agguato di camorra il 29 settembre 2003. La vittima di quel raid era diventato il reggente della famiglia malavitosa dopo la cattura di Francesco Gallo, soprannominato negli ambienti criminali della zona “Bruscolotti” per la somiglianza con l’ex famoso terzino del Napoli calcio, avvenuta qualche mese prima. Il ras di Fuorigrotta era a sua volta subentrato all’ex boss Bruno Rossi, pentitosi nel 2002. Con il reggente “Bruscolotti” in carcere, fu proprio Fiorillo a essere nominato o ad autonominarsi sul campo il nuovo capo del cartello Nuova mafia flegrea.

Ma il suo “interregno” durò ben poco. Il pregiudicato venne eliminato e nel gruppo di fuoco, secondo l’accusa c’erano i due aspiranti ras. Iadonisi e Cesi non ne avrebbero condiviso il modo “tradizionale” di gestire gli affari di mala. Per consolidare la presenza della cosca era necessario un’attività estorsiva capillare, secondo la strategia di Fiorillo; quella dei due suoi luogotenenti, invece, avrebbe puntato sul traffico di droga che consentiva di incassare molto denaro e subito, e quindi gratificare meglio gli affiliati. Inquirenti e investigatori hanno inquadrato quell’omicidio nell’ambito della lotta per l’egemonia del gruppo criminale, la Nuova mafia flegrea. A distanza di quasi vent’anni e con gli equilibri criminali del quartiere ormai stravolti, il caso sembra finalmente essere stato risolto

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