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Omicidio Terracciano: tre arresti

Omicidio Terracciano: tre arresti

Il provvedimento notificato in carcere a Eduardo De Crescenzo, 54 anni, e Arcangelo Trongone, 49 anni. Per Marco Mariano, 62 anni, collaboratore di giustizia, sono stati disposti gli arresti domiciliari.​ Il delitto fu pianificato in mezzo al mare, al largo di Catel dell'Ovo

È stato nel corso di un summit tenuto in barca, sullo specchio di mare davanti Castel dell'Ovo, che il capo clan Marco Mariano e i vertici di un altro clan, gli Elia, decisero di commissionare l'omicidio di Francesco Terracciano, fratello di Salvatore, affiliato al clan e poi diventato collaboratore di giustizia. E' quanto ha accertato la procura di Napoli identificando mandante ed esecutori dell'assassinio compiuto in piazza Francese a Napoli il 20 settembre del 2010. E che ha portato, questa mattina, all'esecuzione di un'ordinanza cautelare in carcere di tre persone esponenti del clan Mariano, soprannominati "Picuozzi" su richiesta della Dda. Tutti sono ritenuti responsabili dei reati di omicidio premeditato, detenzione e porto illegale di arma da fuoco, aggravati ai sensi dell'articolo 7, legge 203/91. In particolare, gli arresti riguardano Eduardo De Crescenzo, 54 anni, e Arcangelo Trongone, 49 anni - già detenuti per altra causa - e lo stesso Marco Mariano, 62 anni, attualmente collaboratore di giustizia per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari.​

L'omicidio di Francesco Terracciano, secondo la ricostruzione degli inquirenti, venne deciso da Marco Mariano ed eseguito da Gennaro Fittipaldi, deceduto, e da Eduardo De Crescenzo che si avvalse della collaborazione di Arcangelo Trongone. La vittima, fratello di Salvatore, storico affiliato al clan Mariano, aveva deciso di collaborare con la giustizia già nel 2006. La sua collaborazione però si interruppe nel 2010, sei mesi prima dell'uccisione di Francesco, circostanza, sottolinea la nota del procuratore aggiunto Filippo Beatrice, "considerata dall'A.G. strumentale e finalizzata esclusivamente ad ottenere benefici premiali". La vittima, prosegue la nota, aveva grosse disponibilità economiche frutto di attività illecite che svolgeva. In particolare si trattava di prestiti di denaro a tassi usurai e importazione di prodotti contraffatti. La sua uccisione venne decisa perché, secondo quanto riferito dallo stesso Marco Mariano (che collabora con la giustizia dal 2016) si era rifiutato di aiutare quest'ultimo che, appena uscito dal carcere, aveva bisogno di denaro da investire in attività illecite e intendeva sfruttare le entrature che la vittima aveva nel porto di Napoli per l'importazione dall'estero di grossi quantitativi di cocaina".

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