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22 Ottobre 2021 - 07:00
Chieste pene fino a 14 anni per gli ultimi capizona di Cavalleggeri d’Aosta.Delitto Zinco: rischio stangata per il ras Alessandro e i due presunti killer
NAPOLI. Schiacciato dalle accuse lanciate dagli ultimi pentiti eccellenti della mala di Napoli Ovest, su tutti l’ex ras del rione Traiano Gennaro Carra, il clan Giannelli rischia di andare incontro a una pesantissima stangata giudiziaria. Ieri mattina il pubblico ministero ha infatti invocato la pena dell’ergastolo per il boss Alessandro Giannelli, Maurizio Bitonto e Patrizio Allard. Tutti, ferma restando la presunzione di innocenza fino a prova contraria, ritenuti coinvolti nell’omicidio di Rodolfo Zinco “’o gemello”, il capozona assassinato nel 2015 per aver provato, dopo essere tornato a piede libero, a spodestare il ras Giannelli dalla gestione degli affari criminali a Bagnoli e Cavalleggeri d’Aosta. Con la requisitoria del pubblico ministero della Dda, Maurizio De Marco, entra dunque nel vivo il processo di primo grado che si sta celebrando con il rito abbreviato innanzi al gip Sepe. L’accusa ha invocato condanne severe anche per gli altri imputati, tutti considerati stabilmente coinvolti negli affari della temibile cosca radicata nel quartiere Cavalleggeri. Il pm ha chiesto 14 anni di reclusione per Marco Battipaglia, Francesco Cotugno “’o micione” e Gennaro Marrazzo. Per Aniello Mosella sono stati invocati 10 anni e 8 mesi di reclusione, mentre il pentito Alessandro De Falco, Pasquale De Vita e Diego Iuliano 8 anni di reclusione a testa.
Le condanne più alte sono state invece quelle chieste per Giannelli, Allard e Bitonto: per i quali il pm ha invocato il carcere a vita. Rodolfo Zinco “‘o gemello”, dopo la sua scarcerazione, voleva rientrare in affari e questo sarebbe bastato a far scattare il regolamento di conti che, complici alcune gravi ruggini pregresse, gli sarebbe costato la vita. La sua intenzione entrava infatti in contrasto con il clan che nel frattempo si era impossessato della gestione del crimine a Napoli Ovest. E proprio per questa ragione venne attirato in una trappola e ucciso a colpi di pistola a pochi passi da casa. Tra i destinatari delle misure cautelari eseguite a novembre figuravano così il presunto mandante, il ras Alessandro Giannelli, e gli esecutori materiali dell’omicidio di Zinco, attirato in una trappola e assassinato il 22 aprile 2015, a distanza di poco tempo dalla sua scarcerazione. L’ultimo in ordine di tempo a ricostruire la vicenda è stato il neo pentito Gennaro Carra, ex numero due del clan Cutolo del rione Traiano.
L’accusa di omicidio è così piovuta sulla testa di Alessandro Giannelli e di Maurizio Bitonto, Antonio Calone (in seguito scagionato dal Riesame) e Patrizio Allard. Zinco, dopo la detenzione, voleva tornare ad avere un ruoo in quella zona della città, e finì in contrasto con Giannelli. Stando a quanto riferito dal pentito Carra e a quanto emerso da una fitta attività di intercettazione ambientale e telefonica, sarebbe stato dunque proprio il 42enne ras Alessandro a impartire l’ordine di morte. Il delitto sarebbe stato poi organizzato insieme al suo braccio destro Maurizio Bitonto. Alle fasi esecutive avrebbe poi preso parte anche Patrizio Allard
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