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Far West in piazza Nazionale: «Fui io a sparare alla piccola»

Far West in piazza Nazionale: «Fui io a sparare alla piccola»

Colpo di scena nel processo d’appello: «Ma mio fratello è estraneo al raid».Armando Del Re confessa: «Non volevo ferire Noemi, chiedo scusa a tutti»

NAPOLI. Il killer che ha rischiato di compiere una strage in piazza Nazionale crolla all’avvio di processo di secondo grado. Reduce da una severa condanna a 18 anni di reclusione per il triplice tentato omicidio della piccola Noemi, della nonna della bimba e del narcos rivale Salvatore Nurcaro, Armando Del Re ieri mattina ha ammesso il proprio coinvolgimento nella sconvolgente vicenda. Il sicario originiario delle Case Nuove e legato criminalmente ai Formicola di San Giovanni a Teduccio ha reso davanti ai giudici della terza sezione una lunga deposizione nel corso della quale ha innaninzutto confessato di essere l’esecutore materiale dell’agguato del 3 maggio 2019, dopo di che ha sostenuto che il fratello minore Antonio (che in primo grado ha rimediato 14 anni) è invece estraneo al raid. Stando a quanto sostenuto da Armando Del Re, Antonio non si sarebbe trovato quel pomeriggio sulla scena del crimine.

L’imputato reo confesso non ha però fornito alcuna indicazione in merito all’identità del complice che gli avrebbe fatto da specchiattista: a pochi metri dal luogo dell’agguato si trovava una Fiat “500” sospetta, ma il guidatore non è stato mai individuato e l’imputato non ha del resto dato agli inquirenti nessun’altra pista alternativa. Del Re ha poi riservato un pensiero alla bimba rimasta gravemente ferita nell’agguato: «Sono padre di figli piccoli e quello che è successo a Noemi mi ha distrutto. Chiedo scusa per quello che ho fatto. Il mio unico obiettivo era Salvatore Nurcaro, con era in corso da tempo una lite personale». Toccherà ora alla difesa, rappresentata dall’avvocato Claudio Davino, limitare i danni in vista della sentenza. Il pg, dal canto suo, ha intanto chiesto la conferma delle precedenti condanne.A distanza di oltre due anni sul drammatico raid continuano dunque ad aleggiare alcuni importanti punti di domanda.

Come stabilito infatti anche dal giudice di primi grado, ad oggi non è ancora del tutto chiaro quale sia stato il movente dell’agguato. Analizzando l’ipotetica aggravante della finalità mafiosa del delitto, il gup mise nero su bianco «che non sono ancora dissipati i dubbi sull’effettivo movente del tentato omicidio il che impedisce di ravvisare con certezza la volontà dei Del Re di agevolare le attività del clan Formicola». Certo, questo nulla toglie ai comprovati rapporti tra Nurcaro e i Reale del rione Pazzigno da un lato, e tra i Del Re, Armando in particolare, e il ras dei Formicola Antonio Marigliano “’o silano” dall’altro. Ecco dunque l’elenco degli ipotetici moventi: «La vendetta per un’aggressione subita da Stanislao Marigliano, figlio di Antonio, la rottura del rapporto con Tonia Monti (ex compagna di Nurcaro imparentata con i Formicola, ndr) e le pretese economiche della donna; l’esistenza di un debito di Nurcaro verso Armando Del Re dovuto a questioni di droga; lo svolgimento di attività criminose inerenti al blocco delle piazze di spaccio e la raccolta di tangenti estorsive da parte di coloro che gestivano le piazze di spaccio»

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