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29 Ottobre 2021 - 07:00
Il clamoroso colpo di scena dopo l’annullamento della Cassazione.Fabio D’Amico ritorna a piede libero, tensione a Forcella
NAPOLI. L’ombra del clan Mazzarella si allunga con prepotenza sui vicoli del centro storico. Complice il recente indebolimento delle cosche rivali, decimate da arresti e condanne severe, la temibile cosca con base tra San Giovanni a Teduccio e i Decumani rischia adesso di rinforzarsi ulteriormente grazie a una scarcerazione a dir poco eccellente. Il ras Fabio D’Amico, capozona di Forcella, nonché genero del defunto boss Vincenzo Mazzarella “’o pazz”, è appena tornato a piede libero dopo aver saldato il proprio debito con la giustizia.
Il colpo di scena che ha visto D’Amico lasciare il penitenziario di Voghera non è stato però frutto del semplice trascorrere del tempo. Il ras, difeso dall’avvocato Sergio Lino Morra, pochi mesi fa ha infatti ottenuto dalla Cassazione l’annullamento con rinvio della precedente condanna d’appello per il suo coinvolgimento in “Piazza Pulita”, la colossale inchiesta che all’inizio degli anni Duemila aveva consentito la disarticolazione dei vecchi vertici dei clan Giuliano e Mazzarella. Restando dunque imputato a piede libero per quella vicenda, D’Amico non ha dunque dovuto far altro che scontrare senza intoppi la pena rimediata nell’altro procedimento, quello che lo vedeva imputato e condannato in qualità di capo e promotore del clan Mazzarella. Anche in questo caso sono però mancati i colpi di scena. In primo grado D’Amico aveva infatti incassato 12 anni di reclusione, condanna poi ridotta ad appena sei anni in appello grazie al riconoscimento del vincolo della continuazione con un’altra sentenza.
La buona condotta in carcere e la liberazione anticipata prevista dalla legge hanno poi fatto il resto. Da ieri Fabio D’Amico è così tornato a essere un uomo libero. Il suo ritorno a Napoli potrebbe però innescare adesso più di qualche fibrillazione negli ambienti della mala del centro storico di Napoli, dove tra l’altro il clan Mazzarella ormai da diversi mesi è dato in forte ascesa, con buona pace degli storici sottogruppi rivali riconducibili all’Alleanza di Secondigliano. Reduce da un periodo da primula rossa, Fabio D’Amico era stato catturato all’inizio del dicembre 2016, quando gli fu fatale l’affetto per la figlia. Il genero del boss Vincenzo Mazzarella, nonché egli stesso personaggio di primo piano nello scacchiere malavitoso del centro di Napoli, non voleva mancare alla festa di compleanno organizzata dalla ragazza in un locale di Ponticelli e così si è messo in macchina da solo. Ma i carabinieri, che lo cercavano dal 21 ottobre, erano in agguato e lo hanno bloccato prima che arrivasse. Così, festa rovinata e lui dietro le sbarre in esecuzione del provvedimento restrittivo che era già stato eseguito per i suoi sette coindagati. “Fabiolino” ha goduto sempre di una certa fama all’interno dell’organizzazione criminale e secondo numerosi collaboratori di giustizia, spesso partecipava ai summit con esponenti di altre cosche parlando a nome del congiunto.
Fabio D’Amico era ricercato in quanto destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal tribunale di Napoli su richiesta della Dda per associazione di tipo mafioso finalizzata alle estorsioni e alla contraffazione di capi di abbigliamento, aggravata dal metodo e dalle finalità mafiose. Quel giorno inutilmente i militari dell’Arma bussarono alla sua porta. Probabilmente si nascondeva a Ponticelli, come dimostrerebbe il luogo in cui fu catturato. Ma quella è una stagione criminale ormai archiviata e adesso D’Amico è di nuovo a piede libero.
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