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Paolo Di Lauro sepolto al 41bis: ma c’è lo sconto sull’isolamento

Paolo Di Lauro sepolto al 41bis: ma c’è lo sconto sull’isolamento

Il capoclan sta scontando tre ergastoli e tre condanne “minori” all’Aquila. Il pg chiede tre anni di pena accessoria: il giudice dispone solo dieci mesi

NAPOLI. L’indiscusso capo della camorra secondiglianese rischia di passare il resto della propria vita sepolto al carcere duro, ma il regime detentivo al quale è già tempo immemore sottoposto subirà presto un lieve ridimensionamento. Il giudice dell’esecuzione del tribunale di Napoli ha infatti stabilito che Paolo Di Lauro, alias “Ciruzzo ’o milionario”, dovrà, sì, continuare a scontare i suoi tre ergastoli ormai diventati definitivi, ma l’isolamento diurno avrà una durata di soli dieci mesi, a fronte dei tre anni invocati invece dal procuratore generale. Nonostante l’inesorabile trascorrere del tempo, quello di Paolo Di Lauro resta ancora oggi uno dei nomi più temibili dello scacchiere criminale di Napoli e provincia. 

Detenuto al 41 bis nel carcere dell’Aquila, “’o milionario” al momento sta scontanto tre ergastoli e tre condanne “minori” a 30 anni, 28 anni e 5 anni. Proprio il cumulo di questi sei verdetti ha innescato il recente colpo di scena. Di Lauro, già reduce da sette mesi di isolamento diurno, avrebbe, stando almeno alla richiesta della Procura, dovuto scontare altri tre anni della stessa pena accessoria: in pratica il massimo previsto dal Codice Penale. La prima sezione della Corte d’assise d’appello di Napoli ha però deciso di accogliere la linea difensiva sostenuta dal legale del boss, l’avvocato Giuseppe Perfetto, stabilendo l’aumento in soli dieci mesi. Vale la pena ricordare che il nostro ordinamento dispone l’isolamento diurno in tutti i casi in cui un condannato abbia commesso reati per i quali sia prevista la pena dell’ergastolo. La sanzione viene definita accessoria, in quanto accompagna e aggrava la detenzione del condannato, impedendogli contatti con i detenuti o con le attività ricreative della prigione.

Sebbene il capostipite della cosca sia da tempo fuori dai giochi, la cosca secondiglianese sembra comunque dettare ancora legge in città e non solo. Il clan avrebbe infatti oggi una vocazione sempre più imprenditoriale e sempre meno legata ai piccoli traffici di droga nonché alle estorsioni. Ecco ciò che emerge leggendo l’ultima relazione semestrale della Dia sul clan Di Lauro, tornato secondo gli analisti della Direzione investigativa antimafia agli allori di 20 anni fa: prima cioè della due faide che lo indebolirono creando tre gruppi egemoni a Secondigliano al posto di uno solo. In particolare i vertici dell’organizzazione con storiche basi nel Terzo mondo e a cupa dell’Arco avrebbero trovato un nuovo business nel contrabbando internazionale di tabacchi lavorati esteri, rilanciando contemporaneamente l’affaire della contraffazione in tutto il mondo. Ecco alcuni passaggi della relazione della Dia: «Il clan Di Lauro, seppure colpito negli ultimi anni da un’intensa attività giudiziaria, manterrebbe la sua autorevolezza e solidità economica attraverso ricorrenti rimodulazioni degli assetti interni ma soprattutto mediante strategie di tipo imprenditoriale funzionali al riciclaggio. L’attuale leadership sarebbe affidata a un pregiudicato figlio del capoclan detenuto e sottoposto alla libertà vigilata».

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