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05 Novembre 2021 - 07:00
I cinque del commando avrebbero agito per conto dei De Luca Bossa. Affondo della Procura, contestata anche la finalità mafiosa
NAPOLI. Il pressing degli inquirenti sulle nuove leve della camorra di Ponticelli prosegue a ritmo asfissiante e per i cinque componenti del commando armato che il 25 settembre scorso hanno puntato un mitra contro la polizia arriva una nuova tegola giudiziaria. Dopo la prima ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli in seguito al fermo, la Direzione distrettuale antimafia ha ottenuto ieri l’emissione di un nuovo provvedimento restrittivo e stavolta per gli indagati il quadro sembra complicarsi non poco: il pool diretto dal sostituto procuratore Antonella Fratello ha infatti contestato ai cinque anche l’aggravante della finalità mafiosa: la paranza, infatti, avrebbe agito per conto del temibile clan De Luca Bossa, vale a dire l’organizzazione ormai egemone in buona parte del quartiere. La nuova ordinanza di custodia cautelare è stata dunque emessa a carico di Giuseppe Veneruso, 28 anni, Ciro Giovanniello, 19 anni, Giuseppe Iacovelli, 41 anni, Vincenzo Barbato, 22 anni, e Giuseppe Damiano, 19 anni.
Tutti loro devono a vario titolo rispondere delle accuse di armi e resistenza a pubblico ufficiale, reati aggravati dalla finalità mafiosa, in quanto il loro fine sarebbe stato «quello di agevolare l’organizzazione di appartenenza, denominata clan De Luca Bossa-Minichini-Casella». Sullo sfondo, neanche a dirlo, ci sarebbe stata ancora una volta la rivalità con il gruppo De Micco-De Martino, una guerra senza esclusione di colpi che va avanti ormai da una settimana. Dagli atti delle indagini si apprende poi che il cerchio investigativo non sarebbe ancora chiuso: alla fuga a bordo della Fiat “Panda” avrebbero preso infatti parte anche altre persone, al momento non ancora identificate. A puntare la mitragliatrice Skorpio contro la polizia sarebbe stato invece materialmente Giuseppe Veneruso. I cinque sospettati saranno intanto sottoposti entro oggi all’interrogatorio di garanzia davanti al gip. Toccherà in seguito al collegio difensivo provare a limitare i danni o addirittura a dimostrare l’innocenza dei propri assistiti in sede di Riesame: Barbato è assistito dall’avvocato Giuseppe Milazzo, Veneruso da Giovanni Maria Portaro e da Gennaro Tarallo, Giovanniello da Guglielmo Ventrone, Iacovelli da Aurelia De Nunzio, mentre Damiano da Angelo Peccerella.La vicenda che è ha portato all’arresto dei cinque è tristemente nota. Il 25 settembre gli agenti dell’Upg, durante il servizio di controllo del territorio, nel transitare in viale delle Metamorfosi hanno notato il gruppetto a bordo di un’autovettura che alla loro vista ha accelerato
. È così cominciato l’inseguimento, terminato all’angolo con via Bronzi di Riace dove, dopo aver impattato contro la volante, il conducente è sceso dalla “Panda”, ha estratto una pistola mitragliatrice puntandola contro i poliziotti e si è dato alla fuga a piedi nelle strade limitrofe mentre i passeggeri venivano bloccati. Poco dopo, una pattuglia del commissariato San GiovanniBarra ha visto in via Bronzi di Riace un uomo corrispondente alle descrizioni del fuggitivo che correva verso via Cleopatra e che alla vista della volante ha tentato di allontanarsi. Ma è stato raggiunto e bloccato. I cinque del commando sono stati così fermati per lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale, porto abusivo di arma da sparo e danneggiamento aggravato di beni della pubblica amministrazione. Ad oggi non è ancora stato chiarito per quale motivo girassero con un fucile d’assalto in auto.
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