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08 Novembre 2021 - 07:00
Salvatore Fido non avrebbe agito per i Mazzarella: condanna annullata
NAPOLI. Nonostante la giovane età è da lungo tempo considerato uno dei pezzi da novanta del clan Mazzarella. Eppure Salvatore Fido, noto a malanapoli come “’o chio”, nel periodo subito precedente alla sua cattura avrebbe agito - cioè, seminato letteralmente il panico a Napoli Est - nell’esclusivo interesse di se stesso e non più della storica cosca con base tra San Giovanni a Teduccio e il Mercato.
È questa la linea difensiva che innanzi ai giudici della Cassazione i legali di Fido, gli avvocati Giuseppe Milazzo e Giuseppe Cincioni, hanno battuto con determinazione e chirurgica ricostruzione della carriera criminale del proprio assistito. Gli Ermellini della seconda sezione hanno così annullato la condanna di secondo grado e disposto la celebrazione di un nuovo giudizio di appello: la pena a cui Fido andrà incontro rischia a questo punto di essere pesantemente rivista al ribasso e per lui la scarcerazione potrebbe non essere più solo un lontano miraggio.
Quello di Salvatore Fido, “enfant prodige” della camorra della periferia est di Napoli, è diventato negli ultimi anni uno dei volti di spicco della criminalità organizzata di San Giovanni a Teduccio. Coinvolto in numerose inchieste per camorra, estorsione e armi - l’ultima in ordine di tempo, quella relativa alle tangenti nella partecipata regionale Sma Campania - il 34enne ras nel processo di primo celebrato con il rito abbreviato, assistito dal penalista Milazzo, era riuscito a cavarsela con 14 anni di reclusione nonostante fosse stato riconosciuto colpevole dell’accusa di capo e promotore della cosca e per essere stato ritenuto il regista delle micidiali stese compiute nel rione della “46” controllato dai rivali del clan Rinaldi, oltre che di diversi raid dinamitardi. In appello è però arrivato il primo colpo di scena: l’accusa “verticistica” viene infatti a sgretolarsi e grazie anche al riconoscimento del vincolo della continuazione con un’altra sentenza Fido rimedia una pena complessiva di 19 anni e 9 mesi, un cumulo da cui sottrarre i 13 anni già scontati e i 3 di custodia cautelare. L’iter processuale non era però concluso e l’ultimo ribaltone ha preso forma pochi giorni fa.
La Corte di Cassazione, dando pieno accoglimento alle argomentazioni del tandem difensivo Milazzo-Cincioni, ha annullato con rinvio la sentenza d’appello pronunciata lo scorso anno. In particolare, gli Ermellini non hanno ritenuto possibile che oltre alla partecipazione al clan Mazzarella venisse contestata al ras anche l’aggravante della finalità mafiosa in relazione alle accuse di armi e possesso di documenti falsi. “’O Chiò” fino al periodo dell’arresto sarebbe stato una mina vagante da tempo già lontana dagli affari della cosca e le azioni effettuate e la sua latitanza non avrebbero avuto nulla a che vedere con la presunta volontà di favorire il sodalizio di cui ha fatto parte fin dai suoi esordi malavitosi. La palla passa ora nuovamente alla Corte d’appello di Napoli, chiamata nei prossimi mesi a decidere le sorti giudiziarie di Fido. Il suo ritorno in libertà si fa intanto meno remoto.
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