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La faida di Bagnoli diventa hi-tech: «Le armi del clan stampate in 3D»

La faida di Bagnoli diventa hi-tech: «Le armi del clan stampate in 3D»

 Il super pentito svela: «Massimiliano ’o scognato ci ha dato le pistole».L’ex numero “2” degli Esposito accusa i killer di Vincenzo Scodellaro

NAPOLI. La camorra 2.0 cambia pelle e anche le faide vanno al passo con i tempi. Succede così che il clan Esposito, uno dei gruppi più temibili dello scacchiere criminale di Napoli Ovest, decida di ricorrere ad armi stampate con la modernissima tecnologia 3D. A rivelare l’inedito e inquietante retroscena è Yuseff Aboumouslim, nipote ed ex fedelissimo del boss Massimiliano Esposito, da pochi mesi passato tra le fila dei collaboratori di giustizia: «Le pistole erano costruite al computer ed erano uguali a quelle vere, cioè in ferro».

È il 26 marzo scorso quando Aboumouslim, interrogato dagli inquirenti della Dda, rende una lunga dichiarazione in merito al tentato omicidio di Vincenzo Scodellaro, ferito a colpi di pistola l’estate precedente: un delitto ancora oggi irrisolto, ma i cui responsabili potrebbero presto essere assicurati alla giustizia. Ed è proprio riferendo di quel grave fatto di sangue che l’ex ras degli Esposito ha svelato la nuova strategia criminale della cosca: «Le pistole le avevamo prese a Somma Vesuviana, erano del tipo in 3D, ossia costruite al computer e uguali a quelle vere, cioè di ferro. Il posto dove le andavamo a prendere era un capannone abbandonato.

Non ricordo se nell’iPhone che mi avete sequestrato vi fossero due fotografie che riprendevano me e Bitonto all’interno del capannone che ora non so dire dove sia esattamente ubicato». Stando alla deposizione di Aboumouslim, gli Esposito avevano dunque trovato un nuovo canale per la fornitura di armi: qualcuno in grado di procurargli delle pistole perfette repliche delle originali e, ovviamente, funzionanti. Il tutto a costi e rischi giudiziari ridotti rispetto ai canali tradizionali con l’Est Europa. Aboumouslim ha però fornito indicazioni del tutto inedite anche in merito al grave ferimento di Scodellaro, che a suo dire sarebbe stato punito dal clan per non restituito una grossa cifra di denaro alla persona “sbagliata”:

«L’aggressione - ha messo a verbale il super pentito - è nata per un debito di 14mila euro non onorato da Scodellaro nei confronti di tale Di Perna “Pisellino”. Quest’ultimo per il recupero si rivolse a Luigi Bitonto (altro esponente di punta della mala flegrea, ndr) tramite Raffaele Dello Iacolo. Luigi Bitonto si rivolse quindi a Massimiliano Esposito». Ferma restando la presunzione di innocenza fino a prova contraria per tutte le persone citate, il capoclan Espositoavrebbe quindi affidato il compito proprio al nipote Aboumouslim. Il tentativo non andò però a buon fine e anzi gli uomini del clan Esposito furono addirittura picchiati da Scodellaro. A quel punto scattò quindi la spedizione punitiva: «Ci munimmo di due pistole P38 che Massimiliano Esposito ci aveva regalato e che avevamo acquistato a Somma Vesuviana». Di lì a breve scattò il regolamento di conti: «Nella circostanza eravamo armati soli di pistole. Mentre veniva aggredito,

Diego Iuliano cacciò la pistola e sparò a Scodellaro, a quel punto anch’io ho sparato a Scodellaro. Nella circostanza furono esplosi tre o quattro colpi e fu ferito di striscio anche Michele Ottone. Non abbiamo però più recuperato quei soldi, in quanto Scodellaro non ce li ha restituiti. Poi, un mese dopo, siamo stati arrestati».

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