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14 Novembre 2021 - 18:12
Oltre alla pista della guerra con “Miano di sotto”, le indagini portano verso Secondigliano e Scampia
NAPOLI. “Peppe ’a recchia”, al secolo Giuseppe Tipaldi, secondo gli investigatori si era sostituito agli Scognamiglio padre e figlio ai vertici del clan di “Miano di sopra”. Ma aveva un carattere duro e irascibile, motivo per cui la pista della ripresa della guerra di camorra con “Miano di sotto” non è l’unica seguita. Non è escluso infatti che possa essere stato ucciso in conseguenza di un violento litigio con qualche boss della zona tra Secondigliano e Scampia, tant’è vero che le indagini dei poliziotti della Squadra mobile della questore e del commissariato Scampia ieri si sono allargate in più di una direzione.
Nel frattempo gli uomini e le donne dello Stato hanno individuato e ascoltato i testimoni dell’omicidio dell’altra notte, tutti concordi nel raccontare di essere fuggiti immediatamente e di non avere visto bene i killer, comunque con il volto coperto da caschi e quindi non riconoscibili. I sicari erano in due e hanno agito in via Janfolla, nel circoletto ricreativo al civico 444 gestito da Giuseppe Tipaldi.
Giunti su uno scooter hanno puntato direttamente ed esclusivamente a lui, poi sono fuggiti a tutto gas facendo perdere le tracce nel buio della notte. Trafitto in diversi punti vitali, per il 38enne pregiudicato non c’è stato nulla da fare: era già morto all’arrivo dei soccorritori. Figlio del boss Gaetano detto “Nanà” e fratello di Massimo, entrambi detenuti, è stato fin da giovanissimo affiliato al clan Lo Russo fino al momento dello discioglimento per avvicinarsi al gruppo dei cugini Cifrone di “Miano di sopra”.
Arrestati questi ultimi prima e gli Scognamiglio (Pasquale e Giovanni) successivamente, era diventato il numero uno dell’organizzazione e a sentire le voci dal territorio si era fatto molti nemici entrando ancor più in rotta di collisione con il clan di “Abbasc Miano”, spalleggiato dalla Vanella Grassi di Secondigliano a quanto risulta alle forze dell’ordine. L’agguato è scattato intorno alle 2,30: via Janfolla era letteralmente deserta e per questo motivo i poliziotti della Squadra mobile e del commissariato non hanno potuto interrogare nessun testimone se non i pochi giovani presenti a quell’ora.
La caccia ai killer passerà dunque ancora una volta dall’analisi delle poche telecamere presenti nei pressi della scena del crimine. Un’indagine difficile dunque, considerando pure che i collaboratori di giustizia originari del quartiere potrebbero non conoscere dettagli sugli ultimi sviluppi nello scacchiere malavitoso di Miano.
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