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Ucciso nel circolo, si fa strada l’ipotesi del litigio con un boss

Ucciso nel circolo, si fa strada l’ipotesi del litigio con un boss

Oltre alla pista della guerra con “Miano di sotto”, le indagini portano verso Secondigliano e Scampia

NAPOLI. “Peppe ’a recchia”, al secolo Giuseppe Tipaldi, secondo gli investigatori si era sostituito agli Scognamiglio padre e figlio ai vertici del clan di “Miano di sopra”. Ma aveva un carattere duro e irascibile, motivo per cui la pista della ripresa della guerra di camorra con “Miano di sotto” non è l’unica seguita. Non è escluso infatti che possa essere stato ucciso in conseguenza di un violento litigio con qualche boss della zona tra Secondigliano e Scampia, tant’è vero che le indagini dei poliziotti della Squadra mobile della questore e del commissariato Scampia ieri si sono allargate in più di una direzione.

Nel frattempo gli uomini e le donne dello Stato hanno individuato e ascoltato i testimoni dell’omicidio dell’altra notte, tutti concordi nel raccontare di essere fuggiti immediatamente e di non avere visto bene i killer, comunque con il volto coperto da caschi e quindi non riconoscibili. I sicari erano in due e hanno agito in via Janfolla, nel circoletto ricreativo al civico 444 gestito da Giuseppe Tipaldi.

Giunti su uno scooter hanno puntato direttamente ed esclusivamente a lui, poi sono fuggiti a tutto gas facendo perdere le tracce nel buio della notte. Trafitto in diversi punti vitali, per il 38enne pregiudicato non c’è stato nulla da fare: era già morto all’arrivo dei soccorritori. Figlio del boss Gaetano detto “Nanà” e fratello di Massimo, entrambi detenuti, è stato fin da giovanissimo affiliato al clan Lo Russo fino al momento dello discioglimento per avvicinarsi al gruppo dei cugini Cifrone di “Miano di sopra”.

Arrestati questi ultimi prima e gli Scognamiglio (Pasquale e Giovanni) successivamente, era diventato il numero uno dell’organizzazione e a sentire le voci dal territorio si era fatto molti nemici entrando ancor più in rotta di collisione con il clan di “Abbasc Miano”, spalleggiato dalla Vanella Grassi di Secondigliano a quanto risulta alle forze dell’ordine. L’agguato è scattato intorno alle 2,30: via Janfolla era letteralmente deserta e per questo motivo i poliziotti della Squadra mobile e del commissariato non hanno potuto interrogare nessun testimone se non i pochi giovani presenti a quell’ora.

La caccia ai killer passerà dunque ancora una volta dall’analisi delle poche telecamere presenti nei pressi della scena del crimine. Un’indagine difficile dunque, considerando pure che i collaboratori di giustizia originari del quartiere potrebbero non conoscere dettagli sugli ultimi sviluppi nello scacchiere malavitoso di Miano.

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