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16 Novembre 2021 - 07:00
Giuseppe Orlando assassinato per non aver diviso i guadagni del racket.Svelata l’epurazione interna del 2020, avviso di garanzia per Ciro Serrapiglia
NAPOLI. I due super pentiti cantano e l’inchiesta sul brutale omicidio del cognato del boss arriva a un primo, clamoroso punto di svolta. Il ras Ciro Serrapiglia, 49enne esponente del temibile clan Moccia di Afragola, è formalmente indagato per l’omicidio di Giuseppe Orlando, assassinato il 29 marzo del 2020 in un plateale agguato di camorra consumatosi nel pieno centro della cittadina alle porte di Napoli Nord. La vittima, parente stretta del “senatore” Francesco Favella, venne braccata nel momento in cui stava per uscire con l’auto da un parcheggio e, nonostante il disperato tentativo di fuga, venne assassinata a colpi di pistola mentre si trovava ancora all’interno dell’abitacolo. All’esecuzione mortale, come dimostrato dalla telecamera che inquadrò la scena, presero parte almeno due persone, ma adesso, grazie alle ultime scottanti rivelazioni di Luigi Migliozzi e Lucio Caputo, per almeno uno dei sicari potrebbe essere giunta la resa dei conti. Ciro Serrapiglia attualmente si trova detenuto nel carcere di Pagliarelli e proprio nel penitenziario palermitano gli è stato recapitato il nuovo avviso di garanzia. La complessa indagine è stata condotta dai poliziotti della Squadra mobile di Napoli, i quali nei prossimi giorni potrebbero sottoporre il presunto killer all’esame del Dna al fine di comparare il campione conun reperto prelevato dalla scena del crimine.
La svolta sul caso è arrivata dunque grazie alle recentissime rivelazioni dei pentiti Migliozzi e Caputo, i quali hanno spiegato che Orlando sarebbe stato assassinato dopo una serie di sgarri che avrebbe compiuto nei confronti dei nuovi vertici del clan Moccia: avrebbe, in particolare, trattenuto per sé e alcuni suoi fedelissimi i proventi delle estorsioni. Una mossa che, sempre secondo i collaboratori di giustizia e ferma restando la presunzione di innocenza fino a prova contraria, non sarebbe per nulla andata giù ai nuovi reggenti del clan Moccia, le cui redini sarebbero in quella fase storica da poco passate nelle mani di Ciro Serrapiglia e Renato Tortora. Il primo, ricevuta la “prestigiosa” investitura, sarebbe dunque passato alle vie di fatto eliminando Orlando: un’epurazione interna in piena regola. Il cerchio delle indagini non è però ancora chiuso: gli investigatori sono infatti sulle tracce dell’altro killer coinvolto nel delitto.
Quello di Serrapiglia negli ultimi tempi è un nome che a più riprese e con insistenza è balzato alla ribalta della cronaca nera e giudiziaria. Il 49enne, secondo i pentiti e gli inquirenti dell’Antimafia, era riuscito a conquistare il vertice del clan Moccia dopo la cattura dei vecchi “senatori”. Le accuse, nonostante l’imponente mole di verbali, non hanno però fin qui fatto breccia in sede processuale. Nel dicembre scorso Serrapiglia, difeso dall’avvocato Dario Carmine Procentese, riuscì a ottenere l’esclusione dell’aggravante di essere stato il capo e promotore della cosca. La sua posizione venne derubricata a quella di un mero partecipe e per lui arrivò una condanna ad appena dieci anni in continuazione con altra sentenza.
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