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17 Novembre 2021 - 08:02
La famiglia dell’indagato è stata accostata all’atroce delitto del Parco Verde.In manette il 20enne Domenico Bervicato: è accusato di traffico di droga
NAPOLI. Aveva in tasca un biglietto aereo per l’estero e, secondo gli inquirenti, era pronto a far perdere le proprie tracce. L’inchiesta che sta provando a far luce sul brutale assassinio di Antonio Natale, il cui cadavere è stato nascosto nelle campagne di Caivano e ritrovato il 18 ottobre scorso, tenta lo sprint decisivo e in manette finisce uno dei giovanissimi esponenti della famiglia sospettata di aver avuto un ruolo nel delitto. Raggiunto da un decreto di fermo emesso dalla Procura di Napoli Nord, ieri pomeriggio è stato bloccato dalle forze dell’ordine il 20enne Domenico Bervicato. L’accusa spiccata nei suoi confronti non è però al momento quella di omicidio: l’indagato deve infatti rispondere di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Nel provvedimento precautelare quello di Bervicato risulta l’unico nome iscritto nel registro degli indagati: il 20enne del Parco Verde di Caivano deve dunque rispondere “soltanto” di droga, ma la tempistica del blitz lascia pensare che qualcosa, sul fronte investigativo, si stia muovendo. La sua cattura potrebbe essere stata tra l’altro il frutto di un possibile imminente pericolo di fuga. Stando alle informazioni raccolte dagli investigatori che stanno lavorando al caso, Bervicato era in possesso di un biglietto aereo per una nota meta turistica del Nord Africa: secondo i pm, il giovane avrebbe dunque potuto provare a far perdere le proprie tracce una volta partito da Napoli.
La famiglia Bervicato, dal canto proprio, ha comunque sempre sostenuto la propria totale estraneità rispetto all’omicidio di Antonio Natale, tant’è che alcune settimane fa, quando sui social si era rapidamente sparsa la voce di una loro possibile responsabilità, si sono presentati spontaneamente in caserma per rendere alcune dichiarazioni, i cui contenuti sono stati poi ribaditi anche sui social: «Gli volevamo bene, abbiamo la coscienza pulita», affermavano nel corso di una diretta su Facebook.
La morte di Antonio Natale resta ad ogni modo ancora avvolta nel mistero. Il ragazzo era scomparso il 4 ottobre, dopo essere andato con un amico a Napoli, dove avrebbe dovuto acquistare dei capi d’abbigliamento. Quella sera aveva comunicato alla madre di essere ancora con l’amico, lo stesso con cui aveva avuto un litigio pochi giorni prima e nel quale erano stati coinvolti anche un cugino e uno zio dell’altro. Da allora di Natale si erano perse le tracce. Fino al 18 ottobre, quando il corpo era stato scoperto dai carabinieri in un terreno nei pressi del campo rom tra Caivano e Casola. I militari avevano seguito le indicazioni che inavvertitamente aveva dato una ragazza del posto a una cartomante; in quelle parole scritte in chat, vaghe e confuse, la donna aveva trovato similitudini con la storia del ragazzo scomparso ormai da due settimane e aveva avvertito le forze dell’ordine. Stando alle informazioni fin qui raccolte, il movente del delitto risiederebbe in una vendetta scaturita nell’ambito dei traffici di stupefacenti, forse per una partita di droga non pagata.
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