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18 Novembre 2021 - 07:00
Al centro dell’indagine una maxi-mazzetta e le imbeccate per entrare nell’Arma. Concorsopoli a Napoli, 14 arresti: coinvolti due baschi azzurri e un vigile.
NAPOLI. Mazzette per superare le prove di arruolamento nel Corpo dell’Arma dei carabinieri, una nuova inchiesta giudiziaria si abbatte sul sistema concorsuale e l’epicentro del nuovo scandalo è la città di Napoli. All’alba di ieri il gip Federica Colucci ha disposto l’esecuzione di 14 misure cautelari per corruzione nell’ambito di indagini relative a un sistema che assicurava il superamento dei concorsi in cambio di somme di denaro. Al centro dell’inchiesta due agenti penitenziati, inquadrati dalla Procura come gli indiscussi referenti degli aspiranti candidati: almeno due dei quali sono poi riusciti a superare effettivamente le selezioni. Un’indagine che ha come arco temporale la fine del 2020 e la prima metà del 2021 e per la quale sono già stati arrestati due agenti penitenziari, Enrico Spena (sovrintendente capo coordinatore) e Maurizio Russo (assistente capo coordinatore), in carcere dallo scorso luglio.
I due erano stati sorpresi negli uffici dell’organizzazione sindacale Uspp, di cui sono dirigenti, mentre ricevevano 8.000 euro. I provvedimenti cautelari riguardano anche un assistente capo della polizia penitenziaria in servizio a Santa Maria Capua Vetere, Aniello Aversano; un vigile urbano di Caivano, Gennaro Fatone; e un caporalmaggiore dell’esercito in servizio nella caserma di Maddaloni, Giorgio Spina: sarebbero stati loro, secondo i pm, gli intermediari dei rapporti corruttivi. Tutti e tre sono ora ai domiciliari.
Spena e Russo vennero sorpresi all’interno degli uffici dell’organizzazione sindacale mentre intascavano 8mila euro. Il 28 gennaio scorso Spena e Russo abvrebbero poi prospettato a un collega la possibilità di conseguire un’aspettativa sindacale retribuita dietro corrispettivo di 60-70 tessere sindacali all’organizzazione Uspp: uno scambio di “favori”. Gli indagati non hanno poi «esitato a falsificare la negatività al Covid accettando il rischio che la candidata, pur positiva, frequentasse il corso di formazione presso la scuola di Portici, dove avrebbe potuto infettare numerose persone». Lo scrive il gip di Napoli Colucci nell’ordinanza di custodia cautelare con la quale ha disposto i domiciliari nei confronti di tre persone coinvolte in un’inchiesta del Nic della polizia penitenziaria. La Procura ha poi disposto il sequestro della documentazione sanitaria covid-19 presentata da una candidata, trovando quattro certificazioni ma, dai riscontri eseguiti nel laboratorio di analisi irpino, è emerso che a nome della candidata risultavano solo due attestazioni risalenti all’1 ottobre e all’8 gennaio scorsi. Inoltre sui due certificati trovati nel laboratorio sono stati trovati il timbro e la firma del direttore mentre in quelli sequestrati nella scuola c’era solo il timbro. Il gip ha quindi ritenuto insussistente il reato di induzione del pubblico ufficiale in falso ideologico a vantaggio invece del reato di falsità materiale commessa da privato.
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