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Termini scaduti per il boss, “scarcerato” Mariano Riccio

Termini scaduti per il boss, “scarcerato” Mariano Riccio

Il colpo di scena dopo l’ultimo annullamento della Cassazione.Il genero del capoclan Pagano affronterà il nuovo appello a piede libero

NAPOLI. Giustizia lumaca e per il giovane boss ribelle del clan Amato-Pagano scatta la decorrenza dei termini di custodia cautelare. Dopo il recente annullamento con rinvio della condanna di secondo grado stabilito dalla Corte di Cassazione, i giudici della seconda sezione della Corte d’appello di Napoli hanno disposto l’immediata scarcerazione per il ras maranese Mariano Riccio. Il genero del capoclan Cesare Pagano resta però al momento detenuto per altro. Stessa sorte anche per Salvatore Stabile. Mariano Riccio è stato un boss? E se lo è stato, quale organizzazione ha diretto?

Ha ereditato la guida del clan Amato-Pagano dopo la cattura del suocero “Cesarino” o ha messo in piedi un proprio gruppo autonomo? Sta di fatto che, dopo la stangata rimediata nel primo giudizio di appello, il giovane ras maranese lo scorso aprile ha rimediato a sorpresa un clamoroso ribaltone: la Corte di Cassazione, dando pieno accoglimento al ricorso del difensore Domenico Dello Iacono, ha annullato la precedente condanna a sedici anni di reclusione, disponendo la celebrazione di un nuovo processodi secondo grado. Sulla testa di Riccio pendevano le pesantissime accuse di associazione per delinquere di tipo mafioso e associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Mario Riccio, noto negli ambienti camorristici di Scampia e Secondigliano come “Mariano”, è diventato negli ultimi anni uno dei volti di punta della camorra di Napoli Nord. Già imputato e condannato anche per gravi fatti di sangue, il suo profilo criminale rischia però adesso di perdere in maniera drammatica l’esatto inquadramento. Secondo gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia, Riccio, dopo la cattura di Cesare Pagano, sarebbe stato investito del la totale e incondizionata gestione del clan: tanto da rendersi protagonista di una feroce espansione anche sul territorio di Marano, oltre che sulla periferia nord di Napoli. A inchiodarlo allo status di boss ci avevano pensato, oltre ad alcuni importanti collaboratori di giustizia, anche delle schiaccianti intercettazioni ambientali. Su tutte quelle che hanno consentito di registrare la voce dell’affiliato e coimputato Vincenzo Aletto, il quale, commentando in diretta l’avvenuta cattura di Riccio, si domandava chi avrebbe pagato da quel momento in poi le mesate agli uomini dell’organizzazione.

Ebbene, alla luce del clamoroso annullamento disposto dagli Ermellini della terza sezione potrebbe non essere più chiaro per conto di quale cosca Mariano abbia agito: in continuazione con i capostipiti Amato-Pagano o per un gruppo inedito, i cosiddetti “ragazzi di Mariano”? La palla passa a questo punto nuovamente ai giudici di appello, chiamati nei prossimi mesi a pronunciare una nuova sentenza di merito. Intanto i sedici anni fin qui inflitti a Mariano Riccio rischiano di diventare carta straccia. La Corte di Cassazione aveva annullato anche le condanna inflitta a Salvatore Stabile, difeso da Marcello Severino. Per entrambi è adesso scattata l’inattesa scarcerazione.

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