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Pistola in testa al negoziante, indagini chiuse: il clan trema

Pistola in testa al negoziante, indagini chiuse: il clan trema

Sotto inchiesta otto ras e affiliati dei Mazzarella e Vollaro: «Porta 12mila euro». Doppio pizzo per comandare a Napoli Est: «Umberto Luongo è tornato»

NAPOLI. Prima è stato costretto a versare al clan Vollaro 5mila euro a titolo di tangente estorsiva, poi, tre anni più tardi, si sarebbe fatto avanti anche il clan Mazzarella e la situazione è ulteriomente precipitata: in quel caso, infatti, non soltanto il pizzo è schizzato a quota 12mila euro, ma il malcapitato commerciante di Portici si è ritrovato persino con una pistola puntata in faccia. È l’ennesimo spaccato da brividi quello che la degradata periferia orientale di Napoli restituisce alla cronaca, ma l’inchiesta ha comunque fatto il suo corso e da ieri per otto esponenti di punta della mala di San Giovanni a Teduccio è arrivato il primo giro di vite. La Direzione distrettuale antimafia ha notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari ad Antonio Borrelli, 37 anni, Giovanni Borrelli, 51 anni, Giuseppe Formisano, 26 anni, Umberto Luongo, 44 anni, Patrizio Fiume, 39 anni, Ciro Marino, 58 anni, Salvatore Tozzi, 21 anni, e Carlo Vollaro, 42 anni. Tutti, ferma restando la presunzione di innocenza fino a prova contraria, devono rispondere di estorsione aggravata dal metodo e dalla finalità mafiosi: reato per il quale adesso rischiano di andare incontro a un processo che, in caso di condanna, potrebbe riservare loro pene severissime. Alcuni degli indagati, su tutti i ras Luongo e Vollaro, sono da tempo noti ai resocontdi cronaca nera e giudiziaria per il loro coinvolgimento in alcuni gravi delitti, come l’omicidio “dello zainetto” nel caso di Luongo, reggente del clan D’Amico-Mazzarella nel comune di San Giorgio a Cremano.

Tornando all’oggetto della nuova indagine, gli inquirenti dell’Antimafia hanno fatto luce sulle gravi pressioni estorsive che tra il 2017 e il 2020 ha subito il commerciante Tommaso Nocerino, titolare di un ingrosso di bibite a Ercolano. In una prima occasione la vittima sarebbe stata avvicata da Carlo Vollaro, Ciro D’Anna (in seguito ucciso in un agguato di stampo mafioso) e Ciro Marino: in quel frangente il clan avrebbe ottenuto la consegna di 1.500 euro a titolo di acconto per una richiesta complessiva d 5mila euro.

Le cose si sarebbero messe ancora peggio quando in seguito il commerciante è finito nel mirino del clan Mazzarella. Nocerino, in particolare, avrebbe dovuto fare da garante per una compravendita di vestiti andata non del tutto a buon fine: Formisano, Borrelli e Fiume avrebbero dunque preteso la consegna di ben 12mila euro e qualora la vittima si fosse rivolta alle forze dell’ordine gli avrebbero «tagliato la testa». Il giorno successivo - siamo nell’aprile del 2020 - Borrelli junior e Formisano, facendosi portavoce di Fiume, sarebbero tornati all’attacco con ancora più violenza. A un certo punto sarebbe anche saltata fuori una pistola e Borrelli, puntandola alla testa del malcapitato, avrebbe tuonato: «Io sono Umberto Luongo, Umberto è tornato! Mi devi dare i mille euro». Le minacce e gli appostamenti sarebbero poi proseguiti anche nei giorni successivi, fino a quanto la vittima non si è finalmente decisa a chiedere aiuto allo Stato mettendo fine all’incubo.

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