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Valanga di coca per Napoli, azzerata la holding dei vicoli

Valanga di coca per Napoli, azzerata la holding dei vicoli

Al vertice del gruppo Vincenzo Criscuolo, il ras che aveva dichiarato guerra ai Mauro.Fiumi di droga importati da Perù, Brasile e Spagna: scattano 20 arresti

NAPOLI. Circondato da un gruppetto di fedelissimi Vincenzo Criscuolo, ras di salita Capodimonte che aveva sfidato i potenti Mauro di Materdei, aveva escogitato uno dei più originali stratagemmi per importare cocaina. Si era messo in testa di “pittare Napoli di bianco” e la droga arrivava persino negli indumenti intimi, in strisce di tessuto inserite nelle coppe dei reggiseni. Ma da ieri il 40enne è schiacciato dall’accusa di traffico transnazionale di stupefacenti quale capo e promotore di un’organizzazione che contava 23 componenti, 20 destinatari di misura cautelare (12 in carcere e 8 ai domiciliari) e 3 indagati a piede libero. La sostanza viaggiava tra il Sud America, Perù e Brasile, e Napoli per poi inondare i mercati del rione Traiano, Secondigliano e Quartieri Spagnoli. Tra i nomi di spicco che compaiono nell’inchiesta ci sono anche Ivan Rizzo del Pallonetto e Francesco Esposito dell’area flegrea.

Ma è su Vincenzo Criscuolo che si è appuntata soprattutto l’attenzione degli inquirenti. Era spalleggiato dal nipote Antonio e dal fratello Ciro Panaro, oltre che con un ruolo minore dalla moglie Maria De Gais. Inoltre, è documentato dalle indagini come il sodalizio in questione avesse nella sua disponibilità armi da fuoco, a dimostrazione di agganci con clan di camorra che però non sono contestati nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita all’alba di ieri. Sono stati i poliziotti della sezione “Narcotici” della Squadra mobile della questura (dirigente Alfredo Fabbrocini, vice questore Giuseppe Sasso, sostituto commissario Sergio Cicerone) a condurre l’indagine che ieri ha portato all’arresto di 16 persone su 20: in 4 infatti sono ricercati. La maggior parte degli indagati dovrà rispondere di associazione armata finalizzata al traffico di stupefacenti con l’aggravante della transnazionalità, di possesso illegale di armi da fuoco e di spaccio di stupefacenti. Il provvedimento restrittivo è stato adottato all’esito di una complessa attività di indagine avviata nel giugno del 2017 a seguito del sequestro di 25 chili di cocaina nascosti in un carico di caffè importato dal Brasile e giunto nel Porto di Napoli all’interno di un container. Le investigazioni (coordinate dal pm Maurizio De Marco della Dda) hanno accertato l’esistenza di un sodalizio capace di organizzare e gestire canali di approvvigionamento di cocaina dal Brasile, dal Perù e dalla Spagna e successivamente distribuire lo stupefacente, all’ingrosso e al dettaglio, sul territorio partenopeo.

Nel corso dell’inchiesta sono stati sequestrati oltre 44 chili di cocaina e 215 di hashish. Lo stupefacente, importato nel territorio partenopeo attraverso i corrieri e abilmente nascosto nei capi d’abbigliamento, veniva successivamente distribuito all’ingrosso a trafficanti che operavano in quartieri del capoluogo: in particolare il Rione Traiano, Secondigliano e i Quartieri Spagnoli. L’organizzazione si occupava, oltre che delle importazioni, anche della vendita al dettaglio di una parte della cocaina importata, realizzata attraverso le cessioni agli acquirenti al minuto presso una piazza di spaccio di Salita Capodimonte, dove sono stati operati arresti in flagrante e sequestri nel corso degli ultimi anni.

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