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25 Novembre 2021 - 07:30
I raid avrebbero fruttato alla gang 60mila euro:cccia ai complici. Davide Crisai e Marco Parente sono accusati di sei colpi
NAPOLI. In pochi mesi erano riusciti a diventare il terrore degli anziani di mezzo Nord Italia. Sfruttando l’ormai nota, anzi famigerata, tecnica del finto avvocato avrebbero messo a segno almeno sei colpi, accumulando un tesoretto da oltre 60mila euro. Il piano criminale ordito dai napoletani Davide Crisai, 55enne del rione Sanità, e Marco Parente, 28enne dei Quartieri Spagnoli, è però giunto al capolinea grazie a un clamoroso passo falso: l’uso di carte di identità contraffatte con le quali i due presunti malviventi avevano effettuato la registrazione in alcune strutture ricettive usate come basi logistiche prima di effettuare le truffe. Per il possesso di quei documenti falsi i due partenopei erano già sotto indagine, ma il cerchio delle indagini si è definitivamente chiuso ieri con l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Savona: per entrambi si sono così spalancate le porte della casa circondariale di Poggioreale. Crisai e Parente, entrambi già noti agli archivi delle forze dell’ordine, devono adesso rispondere di estorsione: reato che avrebbero perpetrato in almeno sei occasioni tra l’estate e l’autunno scorsi.
Il primo colpo contestato risale al 7 giugno 2021, quando in località Celle Ligure, dopo aver raggirato un’anziana donna con la tecnica del finto avvocato, i due portano via l’impressionante cifra di 25mila euro: la coppia aveva infatti riferito alla malcapitata che se non avesse versato la somma la figlia avrebbe trascorso oltre due anni in carcere per via un incidente stradale che avava causato. Il copione si ripete poche ore più tardi a Ospedaletti, in provincia di Imola, e stavolta la gang si impossessa di circa 5mila euro. Dopo qualche giorno di tregua la banda torna all’assalto: il 15 giugno Crisai e Parente entrano in azione a Bussolengo, in provincia di Verona, e sempre ricorrendo allo stesso tipo di raggiro riescono a farsi consegnare dalla vittima a tri 5mila euro.
Tre giorni più tardi i malviventi bussano invece alla porta di un’anziana donna di Borghetto, in provincia di Savona, e stavolta il bottino è di 2.700 euro, oltre a diversi gioielli dal valore complessivo di 4mila euro. Crisai e Parente non hanno però alcuna intenzione di mollare la presa e il 18 agosto e il 18 ottobre mettono a segno altri due colpi: in queste ultime occasioni il bottino torna però a essere più che sostanzioso, fruttando alla coppia 10.800 euro e quasi 12mila euro tra contanti e preziosi. Quando il 55enne e il 28enne di Napoli pensavano di averla ormai fatta franca ecco che sulle loro tracce si sono messi i carabinieri. L’inchiesta ha preso piede, in particolare, in seguito ad alcune carte di identità trovate nella loro disponibilità. I successivi accertamenti tecnici, in particolare l’analisi dei tabulati telefonici e delle celle, e le testimonianze fornite dalle vittime hanno poi fatto il resto, consentendo agli investigatori di stringere le manette intorno ai loro polsi. Ristretti da ieri nel carcere di Poggioreale, Crisai, difeso dall’avvocato Paolo Gallina, e Parente, assistito da Fabio Ambrosio, sfileranno domani davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. Il caso potrebbe intanto non essere ancora del tutto chiuso. Gli inquirenti ritengono infatti che della gang abbiano fatto parte almeno altre due persone, tra cui una donna: proprio a quest’ultima sarebbe stato affidato il “delicato” compito di effettuare le telefonate di approccio alle vittime. Di lei sembra però al momento essersi persa ogni traccia.
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