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29 Novembre 2021 - 07:00
Pochi giorni fa sono stati presi tre giovani di Barra, ma il cerchio non è chiuso. Tentato omicidio di Ciro Ariosto, investigatori sulle tracce di due fuggitivi
NAPOLI. Mancherebbe pochissimo per chiudere completamento il caso del tentato omicidio di Ciro Ariosto, per il quale si trovano a Nisida i 18enni Emanuele Piccolo e Manuel Petrone e il 17enne G.M., tutti di Barra. Con loro quella sera tornarono a San Giorgio a Cremano per punire i “sangiovannari” altri due giovani in sella a uno scooter ripresi da una telecamera del Comune. Le immagini non sono nitide e le indagini della polizia non sono riuscite finora a condurre con certezza ai loro nomi, a differenza dei tre indagati in stato d’arresto. Ma la svolta sarebbe vicina e per i complici potrebbe scattare la stessa accusa: concorso nel tentato omicidio del figlio di Luigi Ariosto, affiliato ai Mazzarella e coinvolto nell’inchiesta sull’agguato a Luigi Mignano.
Gli accertamenti proseguono anche dopo l’ordinanza di custodia cautelare a carico di Emanuele Piccolo, Manuel Petrone e G.M., concentrandosi su Barra e spostandosi verso la discoteca nella quale scoppiò la lite tra i 2 gruppi di giovanissimi a settembre 2019, sedata dai “buttafuori” del locale. Un mese dopo nessuno poté impedire un altro corpo a corpo tra i litiganti, sempre per lo stesso motivo, fino a quando scattò la vendetta armata che solo per pura fortuna non provocò morti e feriti. Alla fine di un complesso iter giudiziario il provvedimento restrittivo per i tre presunti responsabili è stato ripristinato e notificato ai destinatari. Nella ricostruzione della pubblica accusa, sulla base delle indagini dei poliziotti della quinta sezione della Squadra Mobile di Napoli, a sparare sarebbe stato Emanuele Piccolo. I tre poco prima della mezzanotte del 5 ottobre arrivarono su uno scooter davanti al locale “Ciao pizza” in via Manzoni a San Giorgio a Cremano per vendicarsi dell’affronto subito mezz’ora prima, quando Ciro Ariosto e i suoi amici avevano resistito all’aggressione dei “barresi” e addirittura li avevano messi in fuga. Il 18enne era seduto al centro del sellino del motorino e fu lui secondo gli inquirenti a esplodere 3 colpi di pistola: uno in aria, che centrò il balcone di un’abitazione al piano di sopra della pizzeria e 2 in direzione di un’auto in sosta dietro cui si era riparato il bersaglio dell’agguato. Per le modalità particolarmente allarmanti dell’azione di fuoco è stata aggiunta dal gip l’aggravante mafiosa prevista dal 416bis, probabilmente per gli spari avvenuti tra la folla di ragazzi.
Piccolo, Petrone e il 17enne già il 30 gennaio scorso erano stati arrestati e accompagnati all’istituto minorile di Nisida. Ma 15 giorni dopo il Riesame annullò la misura cautelare per Petrone e il minorenne mentre l’altro sia pur con meno capi di imputazione contestati, rimase nell’istituto penitenziario. La procura fece ricorso e la Cassazione ha annullato l’ordinanza del tribunale della Libertà, assegnando il caso a una nuova sezione che si è pronunciata respingendo i ricorsi degli avvocati. Risultato: tutti e 3 gli indagati, nonostante le incongruenze nella ricostruzione dell’accusa segnalate dai difensori, sono ora in cella.
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