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Agguato, Petrillo è morto: si teme la faida

Agguato, Petrillo è morto: si teme la faida

 Il cugino del ras Pasquale Cristiano aveva 29 anni ed era l’obiettivo della sparatoria nel Roxy Bar

ARZANO. Sparatoria nel bar: morto Salvatore Petrillo cugino del ras Pasquale Cristiano. E ora si teme una nuova guerra di camorra. È morto la scorsa notte all’ospedale di Giugliano Salvatore Petrillo, 29 anni, pregiudicato e sorvegliato speciale: era ritenuto il vero obiettivo della sparatoria avvenuta il 24 novembre sera all’interno del Roxy Bar di via Ignazio Silone, durante la quale sono rimaste ferite altre quattro persone, due delle quali ritenute legate a Petrillo e due persone del tutto estranee. Si tratta di due avventori del bar: Mario Abate, 61 anni, ferito mentre era intento a consumare qualcosa al banco ricoverato nel nosocomio di Pozzuoli, e Roberto Lastra, 36 anni, ricoverato all’ospedale di Frattamaggiore. Insieme a Petrillo, cugino del ras Pasquale Cristiano, arrestato a giugno scorso per l’eclatante vicenda della corsa in Ferrari per le vie di Arzano - nonostante si trovasse ristretto ai domiciliari - sono stati feriti e sono sotto osservazione Pio Vincenzo Merolla, 18 anni, ricoverato al nosocomio di Giugliano e Luigi Casola, 39 anni, residente fino a qualche tempo fa nel rione “167” di Arzano, ricoverato nell’ospedale di Acerra.

Per scongiurare una nuova faida e depotenziare la cosca, dall’alba di venerdì scorso, i carabinieri della Compagnia di Casoria, insieme con quelli del Reggimento Campania e delle squadre dei reparti speciali Sos e Api stanno presidiando la città di Arzano con controlli e perquisizioni, setacciando i rioni ritenuti più sensibili tra cui quello della “167” in via Cristoforo Colombo, con ispezioni nelle aree condominiali dove sono stati rimossi cancelli e ostacoli abusivi. Le operazioni di polizia hanno consentito di trarre in arresto, in esecuzione di ordine di carcerazione emesso dal Tribunale, il 31enne Giosuè Belgiorno alias “il piccolo”, già sottoposto ai domiciliari e ritenuto killer del clan “Amato-Pagano”.

Sconterà 20 anni di reclusione per l’omicidio di Antonino D’Andò, vittima di lupara bianca il 2 febbraio 2011 e fatto ritrovare in una fossa in via Sensale ad Arzano proprio da Belgiorno. Belgiorno, l’arrestato, è il cugino del suo omonimo Giosuè Belgiorno detto “il grande”quest’ultimo ritenuto pupillo di Cesare Pagano e scarcerato proprio nel giorno della mattanza con tanto di festa e fuochi d’artificio in via Zanardelli dove insiste una delle più grandi piazze di spaccio di Arzano e la mega villa abusiva di un altro affiliato. È una camorra violenta, che mostra di non essere per nulla intimorita dalla presenza dello Stato e dai colpi inferti alle organizzazioni criminali attraverso arresti, inchieste e sequestri. Erano da poco passate le 19,30, di mercoledì scorso, quando secondo le prime ricostruzioni in fase di accertamento da parte dei militari dell’Arma del Gruppo di Castello di Cisterna e la Compagnia di Casoria, alcune persone a bordo di una vettura di colore scuro, scesi dall’auto con il volto presumibilmente coperto, hanno esploso decine di colpi di pistola contro un gruppo di persone ferme all’interno del bar Roxy. Una macelleria messicana con una raffica di proiettili esplosi per portare a termine la missione di morte. Appare ovvio che lo scenario criminale ad Arzano sta mutando e non promette nulla di buono come appare sempre più probabile uno scontro all’interno della stesso clan.

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