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30 Novembre 2021 - 07:00
La holding avrebbe invaso di droga le “basi” di Napoli Est e Pomigliano.I boss Bruno “’o canotto” e Giuseppe D’Ambrosio incassano 20 anni a testa
NAPOLI. Niente sconti nel giudizio di primo grado e per il gruppo di narcos e pusher capeggiato dal ras Bruno Mascitelli “’o canotto” arriva una stangata che vale qualcosa come quasi duecentotrenta anni di reclusione. Tra le 23 condanne inflitte le più severe sono state quelle inflitti proprio al padrino di Napoli Est e al suo socio in affari Giuseppe D’Ambrosio: vent’anni di carcere a testa. Nessuno degli imputati andati alla sbarra con il rito abbreviato è stato assolto, ma per Salvatore D’Ambrosio (difeso dall’avvocato Leopoldo Perone) è comunque arrivata una sostanziosa riduzione rispetto alla richiesta della Procura: cinque anni di reclusione, invece di venti.
Queste nel dettaglio le condanne inflitte ieri pomeriggio al termine del processo celebrato con il rito abbreviato: Raffaele Aruta, 8 anni di reclusione; Vincenzo Baia, 10 anni; Mimmo Capocelli, 10 anni; Nicola Castaldo, 6 anni e 8 mesi; Anna Cerrato, 6 anni; Danilo Ciccarelli, 14 anni; Beniamino Cipolletta, 12 anni; Gennaro Cipolletta, 12 anni; Patrizio Conte, 4 anni e 8 mesi; Carmine D’Ambrosio, 13 anni e 4 mesi; Giuseppe D’Ambrosio, 20 anni; Salvatore D’Ambrosio, 5 anni; Vincenzo Dello Iacono, 4 anni e 8 mesi; Gianluca Granata, 8 anni; Bruno Mascitelli, 20 anni; Gennaro Orefice, 11 anni e 4 mesi; Vincenzo Panico, 8 anni; Raffaele Rescigno13 anni e 4 mesi; Teresa Ricciardi, 12 anni; Salvatore Rizzo, 6 anni; Antonio Tranchese, 2 anni; Ivan Vivo, 10 anni e 8 mesi; mentre Salvatore Zinno, 11 anni e 4 mesi di carcere.
Quella di Bruno Mascitelli è stata lunga carriera criminale, giunta al capolinea nel settembre 2017 con l’arresto avvenuto a Giugliano. La sua ascesa è iniziata dalle ceneri del clan di Cutolo, in seguito è poi passato a gestire il traffico di droga per le cosche di Napoli Est, fino a espandersi nella zona di Pomigliano e del Nolano. Bruno Mascitelli, alias “’o canotto” ha subito nel dicembre dello scorso anno un’altra mazzata, quando i carabinieri hanno sgominato la sua cosca arrestando 21 persone. Tre anni prima era stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Giugliano mentre era ancora in pigiama.
Si era dato alla macchia da maggio 2017 per sfuggire a un ordine di carcerazione emesso dalla Procura generale: doveva espiare sette anni e quattro mesi di reclusione per detenzione di stupefacenti a fini di spaccio. Tornando invece all’inchiesta oggetto del processo concluso ieri, Bruno Mascitelli avrebbe potuto contare sull’apporto di diverse persone per gestire le piazze di spaccio che, tra l’ottobre del 2016 e il dicembre del 2017, erano particolarmente “floride” nel quartiere orientale di Ponticelli e a Pomigliano d’Arco, in particolar modo nel complesso di edilizia popolare Iacp. Mascitelli, che ne sarebbe stato dunque l’esponente di spicco, avrebbe gestito le zone attraverso i propri luogotenenti, gestendone anche i singoli ruoli: pusher, gestori, affiliati, promotori e gli “addetti” al recupero dei crediti. Un vero e proprio “sistema”, i cui protagonisti sono però adesso spalle al muro.
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