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01 Dicembre 2021 - 07:00
Intestazione fittizia di beni per la fuga, assolti il ras Angrisano e il complice. Il vivandiere incassa 2 anni
NAPOLI. L’inchiesta che avrebbe dovuto fare luce sulle responsabilità in ordine alla latitanza del giovane boss della Vanella Grassi, Alessio Angrisano, termina, almeno in primo grado, con un clamoroso nulla di fatto. I giudici dell’undicesima sezione penale (collegio A) del tribunale di Napoli hanno infatti assolto due imputati su tre, a partire dal ras secondiglianese, difeso dagli avvocati Emireno Valteroni e Massimo Caiano. L’unico condannato è stato il presunto vivandiere dell’allora primula rossa, Natale Ciambriello, che è comunque riuscito a limitare i danni cavandosela con solo due anni di reclusione.
Prosciolto, invece, Francesco Viespoli, che insieme ad Angrisano era finito alla sbarra con l’accusa di intestazione fittizia di beni aggravata dalla finalità mafiosa. La scelta del dibattimento ha dunque sostanzialmente premiato la strategia difensiva. Il processo terminato con la sentenza pronunciata ieri ha infatti stabilito che l’impostazione accusatoria - al netto degli eventuali futuri sviluppi in appello - non era ben assestata. Alessio Angrisano e Francesco Viespoli dovevano ad esempio rispondere di intestazione fittizia per la gestione comune di alcune auto che sarebbero servite per la latitanza del ras, poi stanato nel giugno del 2017 in un appartamento di Villaricca: l’imputazione non ha però fatto breccia nei giudici di primo grado. La linea della Procura si è invece dimostrata più solida a proposito del ruolo che Natale Ciambriello avrebbe avuto durate l’irreperibilità del ras: sarebbe stato lui, come emerso da alcuni appostamenti effettuati all’epoca dalla polizia, a consegnare ad Angrisano i beni di prima necessità di cui aveva bisogno: il tutto raggiungendo personalmente il covo di Villaricca. Per questo motivo il vivandiere è stato condannato a due anni.
La retata era scattata all’alba del 29 giugno 2017, quando il giovane ras era irreperibile da ormai cinque mesi. Un blitz spettacolare, al termine del quale i poliziotti della squadra giudiziaria di Scampia hanno catturato Alessio Angrisano. Il ras era stato rintracciato in un appartamento al piano rialzato al civico 106 della I traversa di via Vittorio Emanuele III, a Villaricca. All’interno del covo preso in subaffitto, oltre alla semiautomatica calibro 9 “Luger” con matricola abrasa impugnata dal ras, sono stati ritrovati anche 1.350 euro e altre sei cartucce. Si era chiuso così il cerchio intorno all’allora 20enne esponente di spicco della Vanella Grassi, ricercato dal 24 gennaio dopo essere stato colpito dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip delribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. In quella circostanza Angrisano riuscì infatti a far perdere le proprie tracce, cosa non riuscita invece ad altri sei presunti affiliati ai “Girati”. Quel giorno finirono infatti in manette Carmine Casaburi detto “Boccione”, Gianluca Ioio, Francesco Forte, Giosuè Musella “’o tappezziere, Ciro Casaburi “’o moccuso, Antonio Borrelli “poppò”. Sarebbero stati loro, secondo la ricostruzione della Procura antimafia, gli eredi del boss Salvatore Petriccione, alias “Tore ’o marinaro”, capostipite della Vanella Grassi.
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