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La faida corre su Instagram: «Pronti al raid dopo il post»

La faida corre su Instagram: «Pronti al raid dopo il post»

L’ex narcos: «Ma dall’agguato rischiavamo di non tornare vivi». Il super pentito svela il piano per uccidere Giuseppe Savino

NAPOLI. Una storia postata su Instagram stava per costare la vita a Giuseppe Savino, diventato il nemico numero uno del ras del “Bronx” Francesco Silenzio, detto “Francuccio”. Il fedelissimo e manager contabile dei Formicola stava partecipando a una cerimonia in un ristorante tra Bagnoli e Pozzuoli e un giovane invitato, pubblicando una fotografia che lo ritraeva, diede un assist involontario agli uomini del gruppo di San Giovanni a Teduccio, che si riunirono in summit per organizzare a tamburo battente l’agguato. La spedizione fallì per un imprevisto e a rivelare l’episodio, un anno e cinque mesi dopo, è stato il pentito Antonio Costabile, noto negli ambienti criminali di Napoli Est come “’o cerrano: «Ero presente alla riunione», ha messo a verbale. «Era una domenica pomeriggio, subito dopo pranzo. Venne a citofonarmi Antonio Silenzio, figlio di “Francuccio”, e Pacifico Silenzio. Mi dissero di chiamare Mario e Ferdinando Di Pede perché sapevano dove si trovava Giuseppe Savino. Una volta riuniti, Antonio Silenzio prese una storia da Instagram di un ragazzo presente a una cerimonia con Giuseppe Savino.

Era una cerimonia dei De Micco di Ponticelli perché la figlia di Savino è fidanzata con uno della loro famiglia». Con la consueta premessa che le persone citate devono essere ritenute estranee ai fatti narrati fino a prova contraria, il collaboratore di giustizia ha poi continuato a descrivere la fase organizzativa dell’omicidio, senza che poi si realizzò quella attuativa. «Antonio Silenzio mi spiegò la strada. Pacifico decise che dovevo sparare io con una calibro 38, la stessa che è stata sequestrata, e Mario doveva portare il motorino con una 9x21 per copertura. Ferdinando doveva recuperarci con una Nissan Micra intestata a lui. Nel frattempo che ci preparavamo fuori ai garage passò nel Bronx Carmine Notturno detto “Mign magn”. Pacifico Slenzio gli disse doveva venire con me. Io gli detti un casco e gli dissi che dovevamo andare a uccidere Peppe Savino. Mario Di Pede doveva salire in macchina con Ferdinando».

«Carmine Notturno però se ne andò, dicendo che sarebbe andato a prendere il suo motorino. A quel punto io partii con lo scooter, Mario e Ferdinando dovevano seguirmi in macchina con le pistole. Senonché si ruppe il motorno, così io salii in auto con Ferdinando e Mario e tornammo nel Bronx. Pacifico ci disse una cosa che ci lasciò perplessi perché pensava che non saremmo tornati vivi da quell’azione. Intuimmo che Pacifico sapesse che fossero armati». L’altro ieri è stato inferto un colpo durissimo ai Silenzio, con ben nove componenti della famiglia di mala con base nel Bronx di San Giovanni a Teduccio indagati nell’inchiesta sul clan per camorra, spaccio e traffico di stupefacenti e l’omicidio di Annamaria Palmieri (di cui rispondono però soltanto Alfonso Silenzio, il nipote Demetrio Marra e Vincenzo Marigliano “Doberman”). Fu solo il più violento dei numerosi attacchi lanciati agli ex amici. La donna, soprannominata “’a masculona” e “Nino D’Angelo”, era una fedelissima dei capi nemici dal presunto mandante dell’agguato e perciò ne fu decretata la morte. «Ho visto “Francuccio” ucciderla», ha raccontato a marzo scorso l’allora neo pentito Antonio Costabile “’o cerrano”. Proprio le sue dichiarazioni hanno contribuito in maniera determinante alla ricostruzione dell’atroce delitto. La vittima venne infatti fatta inginocchiare e poi uccisa.

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