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03 Dicembre 2021 - 18:47
NAPOLI. Dopo una pausa per ristrutturazione e restyling, riapre i battenti Che Follia, il Social Bazar più “pazzo” di Napoli: una scintillante vetrina nel cuore del centro storico che ospita le produzioni più belle e originali provenienti dai circuiti della cooperazione sociale e della solidarietà. Aperto nel 2008 dal gruppo di imprese sociali Gesco a via Tribunali 308, il punto vendita inizialmente era gestito da giovani e adulti dei servizi di salute mentale della Asl Napoli 1 Centro attraverso la cooperativa Era. Oggi questo posto rappresenta una esperienza unica in città perché, accanto agli oggetti artigianali prodotti dai laboratori di riabilitazione nostrani, ospita accessori e articoli solidali provenienti da tutta Italia realizzati rigorosamente da persone svantaggiate. Si trova un po’ di tutto, dai cappelli ai gioielli, dalle borse ai libri, idee regalo che rappresentano un “doppio dono”, come spiega l’attuale responsabile Antonio Procentese, lui stesso ex utente della salute mentale: “Un regalo per chi lo riceve ma anche per chi lo ha realizzato, perché chi lo acquista avrà sostenuto un percorso di inclusione sociale di un sofferente psichico, un ex detenuto, una donna che esce dalla violenza, un migrante, un disabile”. Solo per citare alcune delle realtà sociali coinvolte ci sono Killykite, azienda emiliana che produce borse riciclando le vele da kite altrimenti destinate alla discarica; e Malefatte, impresa che realizza accessori fatti con materiali di riciclo frutto del laboratorio dei detenuti di Venezia. Ieri, all’incontro di riapertura del social bazar, i cittadini hanno potuto degustare il caffè della cooperativa Lazzarelle (che sostiene l’integrazione sociale delle detenute di Pozzuoli) e i vini prodotti dalla fattoria sociale Selvanova (del gruppo Gesco). “Nel nostro paese vive più di un milione di persone svantaggiate che hanno un difficile rapporto col mercato del lavoro, in particolare al Sud – spiega Sergio D’Angelo, presidente di Gesco, intervenuto all’iniziativa – Con le produzioni artigianali di Che Follia, ma anche con i vini e gli olii dell’azienda agrituristica Selvanova e la ristorazione con Il Poggio, dimostriamo alla collettività due cose: da un lato, che ci si può affrancare dai circuiti assistenziali con il giusto supporto; dall’altro, che lo stigma legato alle persone disagiate non trova giustificazione perché con il loro lavoro si possono raggiungere risultati di qualità. E questa resta la politica sociale più forte”.
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