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06 Dicembre 2021 - 07:00
Il retroscena sul delitto di Annamaria Palmieri a San Giovanni a Teduccio
NAPOLI. La sera dell’omicidio di Annamaria Palmieri “’a masculona”, il 22 gennaio 2018, arrivò una telefonata anonima al 112 in cui un interlocutore indicava Ferdinando Di Pede come l’esecutore materiale. La chiamata indirizzò le prime indagini, ma poi emersero circostanze che hanno condotto gli inquirenti a escludere l’ipotesi. Sul luogo del delitto fu trovato un guanto da cui la Scientifica ha estratto frammenti di Dna che però, come dimostrato dalla successiva comparazione, era diverso da quello dell’affiliato al clan Silenzio soprannominato “’a miseria”. Un esame decisivo, che ha portato lo stesso pm della Dda titolare dell’inchiesta a non indicarlo tra i responsabili dell’azione di fuoco nonostante il pentito Antonio Costabile avesse riferito della sua presenza sulla scena del crimine. Ecco uno dei retroscena dell’inchiesta che ha inferto un duri colpo ai Silenzio di San Giovanni a Teduccio, gruppo assurto a clan dopo la scissione con gli storici alleati Formicola. Una rottura che ha provocato l’omicidio della donna, persona di fiducia proprio dei Formicola, e a una serie di azioni violente tutte documentate dalle indagini condotte dai poliziotti della Squadra mobile della questura.
I risultati sono condensati nelle 26 ordinanze di custodia cautelari (24 in carcere e 2 agli arresti domiciliari) eseguite la settimana scorsa. Dunque, sulla base dei riscontri alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e ferma restando la presunzione d’innocenza degli indagati fino all’eventuale condanna definitiva, il gip per l’omicidio di Annamaria Palmieri ha emesso ordinanza di custodia cautelare a carico di 4 persone: Francesco Silenzio, ras del clan con base nel rione “Bronx” di San Giovanni a Teduccio, il fratello Alfonso, il nipote Demetrio Morra e il cognato Vincenzo Marigliano “Doberman”. “’A masculona” fu avvistata in via alveo Artificiale e sorpresa alle spalle dai sicari con i primi 4 proiettili calibro 7,65 che le bucarono i polmoni. Altri 2 colpi furono esplosi a seguire, centrandola alla parte destra del cuore e alla testa. Gli esecutori materiali utilizzano dei guanti in lattice, uno dei quali recuperato sulla scena del crimine e analizzato dagli esperti della polizia scientifica.
Nel frattempo era arrivata la telefonata anonima e la procura antimafia delegò la Squadra mobile a comparare i frammenti di dna riscontrati con materiale genetico di Ferdinando Di Pede. Il test risultò negativo e i sospetti sul pregiudicato sono caduti. L’omicidio di Annamaria Palmieri è stato soltanto il più violento dei numerosi attacchi lanciati agli ex amici. «Ho visto “Francuccio” (Francesco Silenzio, ndr) ucciderla», ha raccontato a marzo scorso l’allora neo pentito Antonio Costabile “’o cerrano”. Sembrava irresistibile l’ascesa del clan Silenzio, ma è stata bruscamente interrotta dai poliziotti della Mobile. Investigatori esperti che abilmente hanno piazzato una microspia nell’abitazione di Alfonso Silenzio (uno dei fratelli di Francesco coinvolti nell’inchiesta) e hanno ascoltato ininterrottamente le conversazioni tra i presenti da marzo 2018 a settembre 2019. Così sono scattate le manette (agli arresti hanno partecipato i poliziotti del commissariato San Giovanni-Barra, autori pure di una prima informativa sul clan) che hanno decapitato l’organizzazione
 
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