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Agguato al pub dopo la lite, scagionato il ras di Bagnoli

Agguato al pub dopo la lite, scagionato il ras di Bagnoli

NAPOLI. Scambio di favori e pistoleri tra i ras della mala flegrea e vesuviana, le accuse della Procura non reggono fino in fondo e il boss di Bagnoli, Massimiliano Esposito “’o scognato”, ottiene un’inattesa assoluzione. È andata invece meno bene agli due imputati eccellenti, Salvatore Panico e Gennaro Marrazzo, condannati a due anni e sei mesi di reclusione ciascuno. Per tutti gli imputati il pubblico ministero aveva invocato la pena di due anni. Nel caso di Esposito si sono però rivelate determinante le argomentazioni dei suoi difensori (gli avvocati Rocco Maria Spina e Antonio Abet), i quali hanno dimostrato l’estraneità del proprio assistito rispetto alla vicenda oggetto del processo: vale a dire, la sparatoria avvenuta nel settembre 2020 davanti al pub “Solo cose buone” di Qualiano. Massimiliano Esposito “’o scognato”, temibile boss della mala bagnolese, sarebbe stato l’organizzatore, su mandato del ras dei Vollaro Salvatore Panico, della tremenda sparatoria messa a segna lo scorso 28 settembre davanti al locale di corso Campano. Nel mirino del commando, di cui avrebbe fatto parte anche Gennaro Marrazzo, altra vecchia conoscenza della camorra di Napoli Ovest, non sarebbe finito però il titolare del locale, anch’egli coinvolto nell’indagine, bensì il proprietario dell’appartamento soprastante, “reo” di essersi lamentato nei giorni precedenti per il gran fracasso proveniente da giù. Ebbene, la Procura antimafia nel giugno scorso aveva chiesto e ottenuto per Esposito, Panico e Marrazzo il rinvio a giudizio.

Le indagini sulla vicenda erano arrivate a un primo approdo giudiziario il 22 febbraio scorso, quando, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, erano finiti in manette Panico e Marrazzo. Sono stati i poliziotti della sezione Criminalità organizzata della Squadra mobile della questura e quelli del commissariato Portici- Ercolano a condurre le indagini sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia. I destinatari, che probabilmente tutto si aspettavano tranne che di essere incastrati per quella vicenda, hanno ricevuto in carcere il provvedimento. Infatti sia Salvatore Panico, di Portici, che Gennaro Marrazzo, di via Italico a Napoli, erano già detenuti per un altro reato. Ora si sono però aggiunte nuove accuse (ferma restando la presunzione d’innocenza fino all’eventuale condanna definitiva): minaccia e porto in luogo pubblico di arma comune da sparo con l’aggravante del metodo mafioso. Le indagini, intraprese il 28 settembre 2020 e supportate da attività d’intercettazione telefonica e ambientale, hanno permesso di raccogliere gravi indizi nei confronti di Gennaro Marrazzo e Salvatore Panico in relazione alla violenta aggressione, avvenuta quel giorno a Qualiano, a un uomo del luogo semplicemente perché si era lamentato dei rumori provenienti dalla vicina paninoteca.

L’agguato, compiuto poco dopo con l’esplosione di un colpo d’arma da fuoco nei confronti dell’autovettura in quel momento condotta dalla vittima. Come contorno fu pronunciata anche una frase emblematica: «Porco, ti uccidiamo ». Secondo l’accusa sarebbe stato il titolare del locale, Giovanni Liccardi, per il quale si procede separatamente, a istigare il 44enne e il 30enne, per i quali non era inizialmente chiaro se già si conoscessero oppure si trovassero per caso nella cittadina alla stessa ora e nello stesso posto. Per Massimiliano Esposito le accuse sono però crollate.

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