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Droga tra Napoli e Sud America. È “caccia” alla narcos brasiliana

Droga tra Napoli e Sud America. È “caccia” alla narcos brasiliana

Attivate le procedure con l’Interpol per bloccare Luzia Prestes Kurani

NAPOLI. Una narcos brasiliana, insospettabile fino al 2017, è l’unica a mancare all’appello con la giustizia in seguito all’inchiesta della “Narcotici” della questura su un traffico tra Napoli e il Sud America, orchestrato dall’ex ras del clan Mauro della Sanità Vincenzo Criscuolo. Per Luzia Prestes Kurani, 57enne originaria di Altamira do Paranà, sono state attivate attraverso l’Interpol le procedure per ricercarla e bloccarla in attesa dell’estradizione. È accusata in particolare di aver finanziato l’organizzazione napoletana, pur non facendone parte, per l’acquisto di una grossa partita di cocaina con 50mila euro. Ma già in precedenza era finita nel mirino degli inquirenti partenopei.

A mettere nei guai la sudamericana, senza volerlo, è stato proprio Vincenzo Criscuolo nel corso di una conversazione intercettata con la moglie Maria De Gais, anch’ella indagata nell’inchiesta e ora ai domiciliari. Il ras raccontava della fornitura di droga attraverso un canale brasiliano indicato da Lutia Prestes Kurani, salita all’attenzione degli inquirenti napoletani già 4 anni fa. Allora ci fu in ingente sequestro di cocaina proveniente dal Brasile a bordo di una nave, nascosto in un container con all’interno un pregiato caffè. La misura cautelare risale al 23 novembre, quando in 23 su 26 destinatari sono finiti in manette. Circondato da un gruppetto di fedelissimi, il personaggio chiave dell’inchiesta è Vincenzo Criscuolo, ras di salita Capodimonte che aveva sfidato i potenti Mauro di Materdei. Aveva escogitato uno dei più originali stratagemmi per importare cocaina: la droga arrivava persino negli indumenti intimi, in strisce di tessuto inserite nelle coppe dei reggiseni.

Ma ora il 40enne è schiacciato dall’accusa di traffico transnazionale di stupefacenti quale capo e promotore dell’organizzazione. La sostanza viaggiava tra il Sud America, Perù e Brasile, e Napoli per poi inondare i mercati del Rione Traiano, Secondigliano e Quartieri Spagnoli. Tra i nomi di spicco che compaiono nell’inchiesta ci sono anche Ivan Rizzo del Pallonetto e Francesco Esposito dell’area flegrea. Ma è su Vincenzo Criscuolo che si è appuntata soprattutto l’attenzione degli inquirenti. Era spalleggiato dal nipote Antonio e dal fratello Ciro Panaro, oltre che con un ruolo minore dalla moglie Maria De Gais. Inoltre, è documentato dalle indagini come il sodalizio in questione avesse nella sua disponibilità armi da fuoco, a dimostrazione di agganci con clan di camorra che però non sono contestati nell’ordinanza di custodia cautelare. Lo stupefacente, importato nel territorio partenopeo attraverso i corrieri e abilmente nascosto nei capi d’abbigliamento, veniva successivamente distribuito all’ingrosso a trafficanti che operavano in quartieri del capoluogo: in particolare il Rione Traiano, Secondigliano e i Quartieri Spagnoli.

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