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10 Dicembre 2021 - 07:00
Lite nel sangue per l’eredità, Luigi Nasto rimedia quattro anni e quattro mesi. Il pm voleva il doppio della pena
NAPOLI. Arrestato l’estate scorsa dopo aver accoltellato al torace un familiare per questioni di eredità, rischiava di andare incontro a condanna a dir poco severa: quasi nove anni di reclusione, come richiesto dal pubblico ministero titolare dell’indagine in sede di requisitoria. Luigi Nasto, 55enne di Forcella difeso dall’avvocato Giovanni Abet, nonostante la pesante accusa di tentato omicidio, è però riuscito a limitare i danni cavandosela con una pena più che mai mite: quattro anni e quattro mesi da scontare agli arresti domiciliari, dove si trova del resto ristretto già da alcuni mesi, vale a dire all’indomani dell’udienza di convalida. Il verdetto è stato pronunciato dal gup Caputo al termine del processo di primo grado celebrato con il rito abbreviato. L
a difesa di Nasto ha sostanzialmente dimostrato che l’aggressione di cui l’imputato si è reso protagonista non era un atto “deliberato”, bensì il frutto di un disperato tentato di difesa, come sostenuto del resto da Nasto fin dalle primissime battute delle indagini. Il giudice, dando solo parziale accoglimento alla linea della pubblica accusa, ha dunque escluso le aggravanti della premeditazione e della recidiva, e concedendo le attenuanti generiche, ha condannato l’accoltellatore alla pena di quattro anni e quattro mesi. Un verdetto, quello del gup, che non ha per nulla soddisfatto il pm, che per Nasto aveva invece invocato una condanna a otto anni e otto mesi. La vicenda che portato Nasto alla sbarra risale alla fine dello scorso agosto, quando venne fermato con l’accusa di essere il responsabile del ferimento di Andrea Savarese, 43enne gestore di un b&b a Forcella: l’aggressione era avvenuta in ambito familiare in seguito a un litigio. Il fermo compiuto dalla polizia non era stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari nell’udienza. Ma per Luigi Nasto, 55enne cognato della vittima e residente nello stesso stabile in vico Zuroli, lo stato di detenzione non è venuto meno. Con l’importante differenza però che da subito andò ai domiciliari nell’abitazione di una sorella a circa un chilometro di distanza. Merito anche in quel caso della strategia difensiva dell’avvocato Giovanni Abet, che ha fatto notare come il suo assistito sia stato trovato dagli investigatori a casa e quindi il pericolo di fuga non si è mai concretizzato. L’accusa comunque era pesante: tentato omicidio.
La vittima infatti è rimasta ferita al torace, cavandosela per fortuna con una prognosi di trenta giorni. A risalire a Luigi Nasto, incensurato, sono stati i poliziotti della squadra giudiziaria del commissariato Vicaria-Mercato, che nel corso delle indagini hanno anche scoperto il presunto movente alla base del litigio finito nel sangue: questioni di eredità familiari. L’imputato, va sottolineato, ha ammesso il ferimento ma ha aggiunto di aver colpito il cognato per difendersi al termine di una lite cominciata perché aveva redarguito Andrea Savarese per un presunto comportamento sbagliato di quest’ultimo: ricostruzione contestata dal ferito. L’arma del delitto, un coltello o comunque un oggetto appuntito, non è stato però trovato. L’aggressore adesso ha anche evitato la stangata.
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