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12 Dicembre 2021 - 08:30
L’INCHIESTA Soldi pubblici al clan: nel mirino gare delle Asl di Napoli e Caserta e di 6 Comuni. Indagato l’ex senatore Nespoli
NAPOLI. È un’indagine delicatissima quella dell’Antimafia che riguarda alcune gare delle Asl di Napoli e Caserta, di tre Comuni napoletani (Afragola, Pomigliano d’Arco e Frattamaggiore) e tre di Terra di Lavoro (Caserta, Sparanise e Teano). Il settore è quello delle cooperative socio-scolasticheassistenziali per minori e secondo gli investigatori ci sarebbero pesanti infiltrazioni del clan dei Casalesi. VENTI PERSONE INDAGATE. Sono 24 gli indagati (16 persone e 8 soggetti giuridici) nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Napoli, tra cui l’ex senatore ed ex sindaco di Afragola Vincenzo Nespoli (nella foto), il sindaco di Sparanise Salvatore Martiello che si è autosospeso, un ex assessore del Comune di Caserta, Maria Giovanna Sparago, due persone ritenute dagli investigatori molto vicine al clan dei Casalesi e anche una commercialista, Eufrasia Del Vecchio, 51enne di Casapulla detta Esia, sorella di Carlo, considerato storico referente dei Casalesi a Santa Maria Capua Vetere da anni detenuto, e legata da vincoli di parentela alla famiglia Schiavone del clan dei Casalesi. Secondo gli investigatori la professionista avrebbe curato contabilità di ben 140 società operanti nel cosiddetto terzo settore. Sedici le perquisizioni con sequestri effettuate dai poliziotti della Squadra mobile di Caserta che hanno riguardato non solo le abitazioni, ma anche le società, i telefoni e i computer degli indagati. Tra questi ultimi anche Pasquale Capriglione e Luigi Lagravanese che gli investigatori ritengono vicini alla fazione Schiavone dei Casalesi attraverso soggetti economici che sarebbero loro riconducibili. Avvisi di garanzia sono stati recapitati anche a Orlando Diana e Maurizio Zippo, già indagati per associazione mafiosa e che, in base ai racconti forniti da diversi pentiti, gli investigatori considererebbero vicini a boss come Michele Zagaria. Le accuse vanno, a vario titolo, dal concorso esterno in associazione camorristica a corruzione, falso e turbativa d’asta aggravati dalle finalità mafiose. Per tutti gli indagati, ovviamente, vale la presunzione d’innocenza. L’inchiesta sarebbe partita da una società destinataria di una misura interdittiva antimafia. SOLDI PUBBLICI AL CARTELLO CRIMINALE. Secondo l’ipotesi accusatoria, per anni i soldi pubblici erogati alle cooperative sarebbero in realtà finite nelle casse del clan camorristico dei Casalesi. Si tratta di cooperative che la Direzione distrettuale antimafia partenopea ipotizza che siano state costituite con i soldi del clan dei casalesi quando le amministrazioni comunali competenti erano sotto l’influenza malavitosa. L’ipotesi dell’Antimafia è che alcune cooperative potrebbero avere costituito uno dei canali di riciclaggio del potentissimo cartello camorristico. In particolare, nel mirino degli investigatori sarebbero finiti gli affidamenti dei servizi sociali per i minori ad alcune cooperative che, sempre in base all’ipotesi accusatoria, sarebbero riconducibili alla commercialista Del Vecchio. Tra gli indagati - uno di quali avrebbe anche utilizzato le sue competenze tecniche per ostacolare le intercettazioni dei poliziotti - ci sono presunti intestatari fittizi delle cooperative che si aggiudicavano gli appalti e funzionari pubblici.
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