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Il boss di Bagnoli resta dentro: «Estrema pericolosità sociale»

Il boss di Bagnoli resta dentro: «Estrema pericolosità sociale»

Pugno duro della Sorveglianza nonostante la recente condanna al ribasso

NAPOLI. Con una condanna in appello rivista al ribasso e un’assoluzione nel giro di poche settimane la strada verso la scarcerazione sembrava ormai pressoché spianata. A Massimiliano Esposito “’o scognato”, indiscusso ras della mala di Bagnoli, il tribunale di Sorveglianza ha però deciso di riservare un Natale amaro. Ritenendo il profilo del 50enne capozona flegreo ancora caratterizzato da un’estrema pericolosità sociale, i giudici hanno infatti deciso di rigettare l’istanza avanzata nelle scorse settimane dai suoi difensori. Massimiliano Esposito rimarrà pertanto detenuto fino a nuovo ordine. Per il ras di via Di Niso le cose sembravano, almeno sulla carta, mettersi decisamente bene. Dopo la condanna a due anni e mezzo rimediata in appello per violazione della sorveglianza speciale e l’assoluzione dall’accusa di aver preso parte a un raid armato in località Qualiano, sembravano infatti esserci tutti gli estremi per ottenere almeno gli arresti domiciliari. Il tribunale ha però deciso di seguire la linea battuta dalla Procura e ritenendo che Massimiliano Esposito possa essere ancora adesso socialmente pericoloso ha stabilito di confermarne la permanenza in carcere. Uscito di galera all’inizio dell’estate del 2019, Esposito aveva del resto già dimostrato di non volersi tenere granché lontano dai guai.

Nei mesi trascorsi completamente a piede libero, infatti, il ras flegreo è stato più volte avvistato e controllato mentre percorreva le strade della periferia ovest di Napoli in compagnia di altri noti pregiudicati della zona: si sarebbe trattato, secondo gli inquirenti, di veri e propri caroselli finalizzati a imporre la presenza del clan sul territorio. Preso atto delle persistenti “intemperanze” di Esposito, l’estate scorsa il tribunale di  Sorveglianza ha dunque disposto il primo, severo giro di vite: obbligo di soggiorno nel comune di Napoli per la durata di cinque anni. Massimiliano Esposito ha rigato dritto per un po’, ma dopo alcuni mesi aveva poi deciso di volatilizzarsi all’improvviso facendo perdere ogni traccia di sé. Il suo status di primula rossa è però durato molto meno del previsto, tant’è che a inizio anno il ras è stato poi individuato e arrestato a Casoria mentre passeggiava con la moglie Maria Nappi. Rinviato a giudizio per aver violato la sorveglianza speciale, Esposito è stato così condannato a tre anni di reclusione al termine del processo di primo grado celebrato con il rito abbreviato, pena poi rideterminata in due anni e mezzo in appello.

Quello di Esposito è stato un nome che negli ultimi tempi è più volte e con prepotenza balzato al la ribalta dalla cronaca locale. L’ultima risale alla scorsa primavera, quando il tribunale del Riesame aveva respinto la richiesta di arresto formulata a suo carico dalla Dda nell’ambito dell’inchiesta che scompaginato i clan Giannelli ed Esposito-Nappi. Nonostante le pesanti accuse formulate dagli pm sia Esposito che la consorte sono però rimasti indagati a piede libero. Il ras resta infatti detenuto per altra causa

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