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Telefono nella cella del killer

Telefono nella cella del killer

Blitz nel carcere di Augusta, nuovi guai per il babyboss Antonio Napoletano: trovati un microcellulare e una Sim

NAPOLI. Sembra proprio che Antonio Napoletano “’o nannone”, capo della paranza dei bambini di Forcella dopo l’omicidio del babyboss Emanuele Sibillo, non riesca a tenersi lontano dai guai. Nonostante le pesanti condanne già rimediate, la sfilza di procedimenti che lo vede coinvolto sembra destinata ad allungarsi in maniera irrimediabile. È bastata infatti un’ispezione accurata all’interno della sua cella nel carcere di Augusta, in provincia di Siracusa, per far saltare fuori un microtelefonino dotato di scheda sim e caricabatterie. Il blitz è scattato nei giorni scorsi ed è stato messo a segno dalla polizia penitenziaria, che già nei giorni precedenti aveva sequestrato altri dispositivi all’interno della casa di reclusione siciliana. Le perquisizione sono andate avanti a tamburo battente e l’ennesima cattiva sorpresa è saltata fuori grazie alla perquisizione eseguita nella cella del 24enne ras originario del Borgo Sant’Antonio Abate. Antonio Napoletano è stato dunque denunciato per il possesso di quel cellulare perfettamente funzionante e adesso rischia di andare incontro all’ennesima condanna. Le indagini sul caso sembrano comunque non essere ancora del tutto chiuse. Gli investigatori stanno infatti cercando di capire chi ha introdotto il cellulare all’interno del carcere e come abbia fatto.

Che Antonio Napoletano abbia una certa “affinità” con questo tipo di escamotage è del resto un fatto già accertato da numerose inchieste. Dall’ultima indagine che si è abbattuta sul clan Sibillo alcuni mesi fa è infatti emerso che alcune delle donne della cosca avevano contatti più o meno stabili con “’o nannone”, che nonostante la lunga e ininterrotta detenzione continuava a impartire ordini e indicazioni agli affiliati. Sul punto appare emblematica la conversazione registrata il 3 marzo 2019, che vede protagonisti Antonio Napoletano e il padre Giosuè, anch’egli coinvolto nel blitz di aprile scorso. Il babyras, ignorando di essere intercettato, fa presente al genitore la propria urgenza: «Papà, alle cinque e mezzo vuoi andare fuori da Lello delle granite? Stanno certi amici che devono darti un telefono! Ti devono dare telefono e scheda». Il padre, recepito l’ordine, fissa quindi la data per la consegna: «Il 21 a fine mese te lo porto». Proprio in quel giorno le forze dell’ordine incappano in un’altra conversazione chiave.

Stavolta a parlare sono Carmela Napoletano, sorella di “’o nannone”, e il marito detenuto Giuseppe Gambardella, altro uomo di punta del clan Sibillo, che domanda: «Deve venire quella ragazza del fatto che qua fuori tu gli domandasti il fatto dell’avvocato? Vedi che ti deve dare due telefoni». In un’altra circostanza è ancora “’o nannone” il protagonista, ma stavolta si parla di armi e dell’ennesimo scontro in corso con tra i Sibillo e i Mazzarella. Sono parole durissime, quelle captate dagli investigatori il 12 marzo del 2019, con Napoletano che sembra più determinato che mai a condurre una nuova guerra contro i Mazzarella e, in particolare, il sottogruppo dei cosiddetti “Caciotta”-De Martino: «Perché sto carcerato digli che io non muoio mai, lo acchiappo anche da carcerato, diglielo».

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