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Il battesimo di fuoco del killer: «Sparai davanti casa del ras»

Il battesimo di fuoco del killer: «Sparai davanti casa del ras»

Antonio Costabile: «Feci fuoco contro Grassia ed entrai nei Silenzio». Faida di San Giovanni, il neo pentito si autoaccusa del raid

NAPOLI. Nella storia della camorra uno dei personaggi di malavita più bersagliato dalle stese è indubbiamente Sergio Grassia detto “Sergiolino”, ras di spessore e luogotenente del clan Rinaldi. Per anni, soprattutto nel periodo in cui è rimasto libero, i pistoleri dei gruppi nemici hanno fatto fuoco contro la sua abitazione nel rione Villa, ma finora nessuno è stato individuato con certezza come autore. Ora spontaneamente si è fatto avanti Antonio Costabile “’o cerrano”, collaboratore di giustizia da inizio 2021 proveniente dalle file dei Silenzio. «Sono entrato nel clan l’8 dicembre 2017 e mi misero alla prova facendomi sparare contro la casa di Sergio Grassia con una 9x21». Circostanza che secondo gli inquirenti si ripeté più di una volta. Dunque, un mistero in meno per gli investigatori che si occupano della storica faida di San Giovanni a Teduccio, al cui interno nel corso degli anni si sono inseriti altri contrasti sfociati in fatti di sangue e sparatorie.

Con i Rinaldi però, al massimo i Mazzarella e i gruppi alleati, tra cui i Silenzio e i Formicola un tempo uniti, l’accanimento è stato sempre forte. Ecco perché, in un periodo in cui Sergio Grassia era considerato il reggente del gruppo con base in via Ravello, le stese si susseguirono, in particolare tra il 2017 e il 2019. «Sono entrato nel clan Silenzio l’8 dicembre 2017 - ha messo a verbale Antonio Costabile - quando mi misero alla prova facendomi sparare contro l’abitazione di Sergio Grassia con una 9x21. Andai con Antonio Morra detto “Topolino” su un T-Max. Abbiamo esploso oltre 12 colpi e abbiamo centrato l’abitazione di “Sergiolino”, in particolare il balcone.

Aveva anche la finestra aperta. Da quell’episodio sono entrato ufficialmente nel clan e quel giorno stesso ho pranzato con Francesco Silenzio e la famiglia». Le dichiarazioni di Antonio Costabile sono state importanti nell’inchiesta che il 30 novembre scorso ha portato 26 presunti affiliati del clan di San Giovanni a Teduccio agli arresti. Il gruppo Silenzio, scisso dagli storici alleati del “Bronx” di San Giovanni a Teduccio, nacque per il desiderio del ras Francesco di vendicarsi dopo la rottura del matrimonio con Assunta Formicola detta “Susetta” (figlia del boss Ciro). Riunì fratelli e fedelissimi, alcuni dei quali passati con lui dopo la spaccatura, e si organizzò per rimanere l’unico re di camorra di via Taverna del Ferro. L’omicidio di Annamaria Palmieri, di cui risponde insieme con il fratello Alfonso Silenzio, il nipote Demetrio Marra e Vincenzo Marigliano “Doberman”, è solo il più violento dei numerosi attacchi lanciati agli ex amici. La donna, soprannominata “’a’ masculona” e “Nino D’Angelo”, era una fedelissima dei capi nemici dal presunto mandante dell’agguato e perciò ne fu decretata la morte. «Ho visto “Francuccio” ucciderla», ha raccontato a marzo scorso l’allora neo pentito Antonio Costabile “’o cerrano”. Sembrava irresistibile l’ascesa del clan Silenzio, ma è stata interrotta da una brillante indagine dei poliziotti della “C.O.” della Squadra mobile coordinati dalla procura antimafia. Investigatori esperti che abilmente hanno piazzato una microspia nell’abitazione di Alfonso Silenzio (uno dei fratelli di Francesco coinvolti nell’inchiesta) e hanno ascoltato ininterrottamente le conversazioni tra i presenti da marzo 2018 a settembre 2019

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