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17 Dicembre 2021 - 07:00
Scambio di favori tra i Lo Russo e gli Scissionisti: assolto solo Oscar Pecorelli. Triplice omicidio “Dobermann”, stangata-bis per i mandanti e i sicari
NAPOLI. Nonostante le confessioni e il contributo (tardivo) di uno dei sicari al ritrovamento dei cadaveri, il processo di secondo grado per il triplice omicidio “Dobermann” si conclude con una sonora stangata. La quarta sezione della Corte d’assise d’appello di Napoli ieri mattina ha infatti confermato la pena dell’ergastolo per Cesare Pagano, Carmine Amato, Oreste Sparano e Francesco Biancolella. I giudici di appello hanno invece rideterminato le condanne già inflitte ai collaboratori di giustizia Antonio Lo Russo e Carmine Cerrato (classe 1971), rispettivamente, in 11 anni e 10 mesi di reclusione e 11 anni e 4 mesi.
La pena inflitta a Lucio Carriola, che rispondeva però solo di occultamento di cadavere, è stata ridimensionata in 1 anno e 6 mesi. Il colpo di scena più importante è stato però quello riservato al killer del clan dei “capitoni”, Oscar Pecorelli, difeso dall’avvocato Domenico Dello Iacono, che è stato assolto per non aver commesso il fatto. Accuse in frantumi, dunque, per uno dei principali imputati. Pecorelli “’o malomm”, sulla scorta delle dichiarazioni rese da ben tre collaboratori di giustizia eccellenti (Antonio Lo Russo, Antonio Caiazza e Carmine Cerrato), era stato infatti inquadrato come uno dei mandanti dell’omicidio del ras ribelle Francesco Russo “’o dobermann”, assassinato per i suoi con trasti con l’allora boss Antonio Lo Russo, del figlio Ciro e del suo guardaspalle Vincenzo Moscatelli. La difesa ha però dimostrato che due dei pentiti avevano reso accuse discordanti in merito al giorno in cui avrebbero visto Pecorelli ordinare il delitto: Cerrato, inoltre, aveva affermato di aver visto “’o malomm” nel covo di Cesare Pagano, circostanza poi ribadita da Caiazza, il quale ha però sostenuto di non essere riuscito a captare il colloquio tra il ras di Miano e il capo degli Scissionisti di Secondigliano.
Preso atto della profonda incertezza del quadro indiziario, i giudici di appello hanno dunque assolto Pecorelli, per il quale la Procura aveva invece chiesto la conferma dell’ergastolo. Vale la pena ricordare che proprio Pecorelli, insieme a Biancolella, è stato l’unico a non aver mai ammesso nel corso del proprio le proprie responsabilità I tre furono assassinati la sera del 15 marzo 2009 in un appartamento a Mugnano. La loro morte fu decretata perché, a detta dell’allora numero del clan dei “capitoni” di Miano, erano diventati troppo autonomi rispetto alla cosca: tradotto, Russo senior aveva iniziato a fare affari in proprio senza però renderne conto ai vertici del gruppo La trappola fu così organizzata e attuata dai mianesi e dagli alleati Amato-Pagano, circostanza rivelata proprio dal pentito Antonio Lo Russo, che con le sue dichiarazioni ha dato nuova linfa alle indagini scaturite poi, dopo un lungo periodo di stallo, nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita lo scorso anno. I cadaveri delle vittime furono recuperati nell’agosto del 2020 in un terreno in località Mugnano. A indicare ai pm il luogo del seppellimento era stato il killer Carmine Amato.
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