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Ictus in carcere per il capoclan, “no” all’archiviazione del caso

Ictus in carcere per il capoclan, “no” all’archiviazione del caso

RIONE TRAIANO Il ras Petrone è ancora semiparalizzato, al vaglio l’operato dei medici. Il giudice ordina un supplemento di indagine, respinta la linea della Procura

NAPOLI. Fare luce sulle responsabilità che potrebbero aver contribuito a ridurre il ras del rione Traiano, in quel periodo detenuto nel carcere di Poggioreale, in stato di semiparalisi. È questo l’obiettivo che il tribunale di Napoli si è prefissato accogliendo l’opposizione avanzata dalla difesa del ras Francesco Petrone “’o nano”. Il gip Giovanni de Angelis ha infatti respinto la richiesta di archiviazione presentata dal pubblico ministero e disposto altri cinque mesi di indagini. Il capoclan di Soccavo, vale la pena ricordarlo, ormai dalla primavera dello scorso anno versa in gravi condizioni di salute a causa di un ictus emorragico le cui conseguenze sono state a dir poco nefaste. Francesco Petrone, che attualmente sta scontando una condanna non definitiva per camorra e traffico di droga, in seguito ha anche ottenuto gli arresti domiciliari per potersi curare in una struttura adeguata. I familiari e il legale del ras, l’avvocato Leopoldo Perone, vogliono però adesso capire cosa sia davvero successo dietro le sbarre della casa circondariale “Giuseppe Salvia” e per questo motivo alcuni mesi da avevo presentato un esposto in Procura contro ignoti. L’iter investigativo che ne è scaturito si è però fin qui risolto in un nulla di fatto, tanto che il pubblico ministero poche settimane fa ha chiesto l’archiviazione del caso. Il gip de Angelis si è però dimostrato di tutt’altro avviso e, ritenendo che le acquisizioni con consentano «allo stato di verificare se l’evento dannoso sia ricollegabile alla gestione delle patologie di base da cui Petrone è affatto», pertanto «occorrerà verificare se le condotte poste in essere dai sanitari degli ospedali pubblici e dei presidi carcerari che hanno avuto in cura il paziente dal gennaio 2017 siano state idonee a prevenire l’evento lesivo». Chiaro l’obiettivo del giudice, che a questo punto mira ad accertare eventuali cortocircuiti nella gestione del quadro clinico del capoclan del rione Traiano. La palla, su disposizione del tribunale, passa a questo punto a un pool di periti medico-legali, che saranno chiamati a valutare il percorso detentivo di Petrone in termini più accurati rispetto a quanto fatto fin qui. Il termine è stato fissato in cinque mesi. RIONE TRAIANO Il ras Petrone è ancora semiparalizzato, al vaglio l’operato dei medici Ictus in carcere per il capoclan, “no” all’archiviazione del caso Prima di finire in condizioni critiche al Cto, Petrone già da alcuni giorni accusava una perdita di sangue dall’orecchio destro: un campanello d’allarme che però, stando a quanto ipotizzato dalla difesa, sarebbe stato ignorato o quantomeno non tenuto sufficientemente in considerazione. Stando a quanto riportato all’interno della denuncia, il ras nelle settimane precedenti era stato inoltre affetto da alcuni preoccupanti picchi di pressione arteriosa. In attesa che l’inchiesta faccia il proprio corso vale la pena ricordare che a fine aprile “’o nano”, era finito suo malgrado prima al Cto e poi al Cardarelli con una gravissima emorragia cerebrale che ne aveva determinato la paralisi degli arti inferiori. Attualmente Petrone si sta sottoponendo a una delicata attività di riabilitazione neuromotoria, i cui tempi si preannunciano tutt’altro che brevi.

_ Nel riquadro Francesco Petrone “’o nano”, capoclan del rione Traiano

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