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21 Dicembre 2021 - 07:00
Gianluca Annunziata continua a professare la propria innocenza.Affondo della Procura, chiesta la conferma dell’ergastolo
NAPOLI. Si stringe il cerchio giudiziario intorno all’ultimo uomo del commando responsabile dell’omicidio di Gennaro Cesarano, il giovane innocente assassinato il 6 settembre 2015 in piazza San Vincenzo, nel cuore del rione Sanità, nel corso di un’incursione armata ordinata dall’allora boss di Miano, Carlo Lo Russo. Ieri mattina il procuratore generale ha invocato la conferma della pena dell’ergastolo per Gianluca Annunziata: l’ultimo a finire in manette dopo il pentimento eccellente del killer Mariano Torre.
L’imputato, dal canto suo, si è sempre professato innocente, ma fin qui a spuntarla è stata la linea della pubblica accusa, che già lo scorso anno aveva infatti ottenuto per Annunziata la condanna al carcere a vita. La palla passa adesso ai difensori di Annunziata, gli avvocati Dario Carmine Procentese e Domenico Dello Iacono, per le discussione, dopo di che sarà la quinta sezione della Corte d’assise d’appello a pronunciare il delicato verdetto. Il sipario sul processo celebrato con il rito abbreviato era calato nel novembre dello scorso anno. Gianluca Annunziata, unico imputato, era andato incontro all’ergastolo senza mai profferire parola: nonostante la pesantissima accusa, da parte sua in questi mesi non è infatti mai arrivata alcuna ammissione degli addebiti: un copione che si è ripetuto anche nel processo di appello.
A evitare la stangata ci hanno però provato i suoi difensori, i quali nelle udienze precedenti hanno più volte messo l’accento sui presunti rancori in passato intercorsi tra Annunziata e il pentito Torre, il principale accusatore: le tensioni tra i due, in particolare, sarebbe esplose alcuni anni fa in relazione a una “mesata” che Luciano Pompeo, altro affiliato di punta al clan Lo Russo, avrebbe dovuto ricevere dalla cosca di Miano. Il giudice di primo grado ha però deciso di dare pieno accoglimento alla richiesta di pena avanzata dal pm Parascandolo, condannando il presunto killer all’ergastolo. Annunziata, vale la pena ricordarlo, sta già scontando un fine pena mai - ma anche in questo caso la condanna non è definitiva - per l’omicidio di Vincenzo Priore. Quello di Annunziata è da tempo un volto più che noto dello scacchiere della criminalità organizzata di Miano e Secondigliano. Esponente di punta del gruppo Mango e, all’epoca dell’omicidio di Genny, affiliato al clan di “Carlucciello” Lo Russo. Quanto alle proprie presunte responsabilità, Annunziata ha sempre sostenuto di non aver mai avuto nulla a che fare con l’omicidio di Cesarano.
Anzi, l’imputato ha “rilanciato” affermando di essere vittima di un’imboscata del collaboratore di giustizia Torre, con il quale non sarebbe mai corso buon sangue: quest’ultimo, secondo Annunzia ta, avrebbe in particolare mal digerito la sua disobbedienza rispetto alle regole della cosca dei “Capitoni”. A spuntarla fin qui sono state però proprio le accuse dell’ex killer, il quale ha indicato Annunziata come uno degli uomini del commando che in quella maledetta notte del 6 settembre 2015 ha fatto irruzione alla Sanità, sparando all’impazzata una volta raggiunta piazza San Vincenzo. L’obiettivo dei killer doveva essere quello di colpire alcuni affiliati al clan capeggiato da “Pierino” Esposito, nemico giurato di Carlo Lo Russo. A perdere la vita, trafitto da un colpo di pistola che lo raggiunse alle spalle mentre tentava di scappare, fu però l’innocente Genny Cesarano. Gli altri componenti del commando sono ancora in attesa di un nuovo verdetto d’appello.
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