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24 Dicembre 2021 - 07:00
Spunta l’ipotesi di una vendetta per l’omicidio del 71enne Antonio Volpe
NAPOLI. Tanto tuonò che piovve. Le minacce, le “stese”, la morte violenta del nipote-autista e infine l’agguato al ras Vitale Troncone: 53enne con precedenti per estorsione aggravata dal metodo mafioso, ritenuto a capo di un gruppo malavitoso omonimo, ora ricoverato nell’Ospedale del Mare in pericolo di vita. L’interessato ha sempre respinto l’accusa, anche quando il clan e non lui personalmente fu tirato in ballo a proposito del clamoroso omicidio del 71enne Antonio Volpe, manager di camorra per gli investigatori e consigliere economico dei Cesi secondo il pentito Antonio Carra. Ma da ieri l’ipotesi si riaffaccia tra coloro che svolgono le indagini coordinate dalla Dda: una vendetta per la guerra al rallentatore di Fuorigrotta, ma che sembra accelerare. Il bilancio finora è di 3 omicidi, un grave ferimento e 3 “stese” in 26 mesi, come spieghiamo meglio nell’articolo a parte. Vitale Troncone non è un bersaglio difficile. Frequenta abitualmente via Caio Duilio, dove si trova anche il bar omonimo di famiglia.
I 2 sicari sono entrati in azione alle 11, in sella a uno scooter e con il volto coperto da caschi, circostanza che rende poco utili le immagini estrapolate da una telecamera privata. Anche ieri, giorno di shopping e ultimi acquisiti per il cenone della Vigilia di Natale, Il 53enne era nei pressi del locale e parlava con un altro uomo, ancora sconosciuto, quando si è accorto della moto a poca distanza dal marciapiede. Nei pochi secondi che probabilmente gli hanno salvato la vita si è spostato quel tanto che è bastato per evitare di essere centrato in pieno dai 4 proiettili esplosi tra la folla dall’esecutore materiale del tentato omicidio. Il rischio di una vittima innocente, un passante o un avventore, è stato forte.
Vitale Troncone, ferito da 2 colpi a uno zigomo e alla gamba destra, è crollato a terra mentre i malviventi fuggivano a tutto gas. In quel momento in quel tratto di via Caio Duilio c’erano almeno una ventina di persone secondo le testimonianze, sia pur vaghe e frammentarie, raccolte dai carabinieri della compagnia Bagnoli, che indagano con i colleghi del Nucleo investigativo del comando provinciale e il coordinamento della procura antimafia. Sul posto sono stati repertati 4 bossoli calibro 9x21, tipico degli agguati di stampo camorristico, e altre tracce che potrebbero rivelarsi utili nel prosieguo dell’inchiesta. La pista principale, e non potrebbe essere diversamente, conduce allo scontro cominciato con l’omicidio Mercurio e salito di livello con l’agguato sotto casa ad Antonio Volpe. Il primo era legato ai Troncone, il secondo ai Bianco e negli ultimi tempi ai Cesi. Ecco perché ieri mattina sono scattate nel più breve tempo possibile perquisizioni a carico di presunti affiliati ai clan di Fuorigrotta, che finora hanno dato esito negativo. Quando starà meglio Vitale Troncone, prima trasportato al San Paolo e poi trasferito all’Ospedale del Mare, sarà interrogato. Per adesso le sue condizioni non lo permettono.
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