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Sfuggito al blitz, arriva il decreto di latitanza per Andrea Attanasio

Sfuggito al blitz, arriva il decreto di latitanza per Andrea Attanasio

Indagine per racket e usura tra San Giovanni a Teduccio e San Giorgio a Cremano

NAPOLI. Erano 5 i destinatari della misura cautelare, ma in carcere sono finiti soltanto in 3: Giuseppe Attanasio, Marco Cozzolino e Luigi Di Perna. Andrea Attanasio (fratello di Giuseppe) è ancora uccel di bosco mentre Gennaro Matteo il 10 novembre scorso è stato ucciso in un agguato di camorra. Ma l’ultima novità dell’inchiesta è il decreto di latitanza che sta per scattare nei confronti dell’unico che il 20 dicembre scorso non è stato trovato in casa dalla polizia. A quasi 10 giorni la sua assenza non può più essere frutto di un caso.

L’indagine per racket e usura, culminata nel blitz tra San Giovanni a Teduccio e San Giorgio a Cremano, è stata condotta dai poliziotti della sezione “Criminalità organizzata” della Squadra mobile della questura (dirigente Alfredo Fabbrocini, vice questore Andrea Olivadese). Investigatori che si sono mossi sulla base di informazioni acquisite sul territorio, intercettazioni ambientali e la denuncia di una delle vittime. A questo proposito la più inquietante delle accuse è scattata per Giuseppe Attanasio, imparentato con i Formicola di San Giovanni a Teduccio e i Troia di San Giorgio a Cremano, e riguarda il pestaggio a un piccolo imprenditore al quale l’indagato aveva prestato 30mila euro in cambio di una rata solo per interessi di 800 euro. L’11 ottobre scorso “Peppe ’o nano”, com’è soprannominato Attanasio, e Gennaro Matteo sequestrarono la vittima per intimidirla ulteriormente.

L’uomo, in cura oncologica, aveva chiesto qualche altro giorno per saldare il debito mensile. Ecco alcuni passaggi della sua denuncia. «Entrambi (Giuseppe Attanasio e Gennaro Matteo, ndr) mi dissero in tono minaccioso che dovevo apparare i soldi altrimenti mi avrebbero ucciso. Dopo qualche giorno incontrai Gennaro Matteo e lo feci venire con me da un cliente per fargli capire che avevo un credito da riscuotere. Quando l’avrei riscosso avrei adempiuto al mio debito. Successivamente Matteo mi disse che Attanasio voleva salutarmi. Non ebbi paura perché c’era un accordo e invece da Attanasio venni picchiato da tutt’e due. Una volta entrati nell’appartamento Gennaro Matteo chiuse la porta con le chiavi che mise in tasca. Mi girai verso Attanasio che mi diede uno schiaffo. Cominciarono a picchiarmi con calci e pugni fino a quando un colpo in b occa mi provocò una copiosa perdita di sangue. Allora Attanasio ebbe paura che gli sporcassi il divano e mi fece andare via».

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