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Omicidio a Fuorigrotta, il braccio destro dei ras Iadonisi temeva per la vita

Omicidio a Fuorigrotta, il braccio destro dei ras Iadonisi temeva per la vita

NAPOLI. Era legato in particolare al ras Francesco Iadonisi di Fuorigrotta ma frequentava anche Bagnoli, dove aveva buoni rapporti con gli esponenti del gruppo Esposito di Massimiliano “’o scognato”. Ecco il profilo di Salvatore Capone, 41 anni, ammazzato nella notte di Capodanno nella zona del “Serpentone” in via Leopardi. Era solo quando i 2 killer sono entrati in azione, alle 2 e 45, centrandolo alla testa da distanza ravvicinata e procurandogli una morte istantanea. La Scientifica ha repertato 3 proiettili calibro 9x21, tipico delle sparatorie di camorra, così da togliere ogni dubbio. Lui probabilmente era armato ed è riuscito a estrarre la pistola, senza però avere il tempo di premere il grilletto. Per gli investigatori l’agguato sarebbe l’ultimo episodio della faida scoppiata tra i Troncone e i Cesi- Iadonisi, probabile risposta al tentato omicidio del 23 dicembre di Vitale Troncone, anch’egli centrato al volto ma fuori pericolo in ospedale anche se ancora in prognosi riservata. Allarma soprattutto l’escalation di violenza criminale negli ultimi 50 giorni e l’ipotesi sempre più concreta di un coinvolgimento di clan di altri quartieri, con Bagnoli e Rione Traiano nel mirino degli investigatori. Le amicizie e le frequentazioni di Salvatore Capone vengono in queste ore attentamente vagliate mentre non ci sono dubbi sulla vicinanza stretta agli Iadonisi. C’è un’altra circostanza che dimostra come la tensione negli ambienti criminali di Fuorigrotta sia alle stelle. A mezzo metro di distanza dal corpo di Salvatore Capone è stata trovata un’arma da fuoco sulla quale la Scientifica compirà accertamenti. L’ipotesi logica e più probabile è che fosse sua, il che dimostrerebbe il timore del 41enne di subire agguati anche nella notte di Capodanno. Era appena uscito di casa per incontrare degli amici, ma evidentemente i nemici di camorra lo monitoravano e lo hanno ucciso alla prima occasione. Può anche darsi che sia caduto in una trappola, ma per ora non si sbilanciano gli investigatori della polizia (Squadra mobile della questura guidata dal dirigente Alfredo Fabbrocini e commissariato San Paolo agli ordini del dirigente Paolo Esposito), che conducono le indagini con il coordinamento della Dda. A luglio 2028 Salvatore Capone fu arrestato dai poliziotti di San Paolo perché sorpreso a fare da scorta armata a Francesco Iadonisi che andava a firmare al commissariato. L’allora 38enne era a bordo di una macchina e fu notato dagli agenti di una Volante fermo in piazzale Tecchio proprio nei minuti in cui il ras era arrivato agli uffici di polizia. Scattò il controllo e si scoprì che l’uomo aveva addosso una pistola di fabbricazione slava. Cosicché finì in carcere per porto abusivo di arma da fuoco.

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