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04 Gennaio 2022 - 07:00
NAPOLI. Fiumi di cocaina e hashish sull’asse Napoli Est-Marigliano-Brusciano, per il super clan diretto dai ras Cristiano Piezzo, oggi collaboratore di giustizia, e Luigi Esposito “’o sciamarro”. Per la maggior parte degli imputati sono arrivate le condanne di secondo grado con sconti di pena. Ma con l’impianto accusatorio che ha retto. Così come era successo al termine del primo processo celebrato con il rito abbreviato, dove il gip Carola non aveva usato una mano leggera. Al netto di alcune assoluzioni, come quelle rimediate dal sottogruppo che faceva capo ad Emanuele Lucenti, gli imputati hanno complessivamente incassato qualcosa come circa 400 anni di reclusione. Da sottolineare gli sconti di pena per Vincenzo Aurelio, difeso dall’avvocato Luca Mottola, e per Pasquale Esposito, assistito dai penalisti Francesco Buonaiuto e Sonia Giusto: il primo da 7 a 6 anni, il secondo da 17 a 10. Alla sbarra c’era anche la “paranza” di Ponticelli guidata dal giovane boss Michele Minichini e pure in questo caso il giudice ha confermato l’impianto della pubblica accusa.
ntre il filone relativo all’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso viaggia su un binario processuale parallelo, è giunto a due terzi del cammino (in attesa della Cassazione) il procedimento penale per oltre 40 imputati per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e spaccio di droga. L’inchiesta fece luce sui contrasti tra i “napoletani” contro i “paesani”, poi ci fu tregua in nome del controllo militare del territorio compreso tra Marigliano e San Vitaliano sullo sfondo del clan Mazzarella, una cui costola dopo il terremoto del 1980 da San Giovanni a Teduccio e Poggioreale si trasferì nell’hinterland vesuviano dando origine alla cosca dei “mariglianesi”. Attraverso la “legge del più forte” negli anni sono stati commessi reati a volontà: estorsioni a imprenditori e commercianti, traffici di stupefacenti, omicidi, ferimenti, occupazioni abusive di case popolari.
Poi il blitz, il 25 maggio 2018, con 29 arresti per vari reati compresi 3 “gambizzazioni” a “capipiazza” e 2 agguati falliti a colpi di pistola e mazze da baseball: uno nei confronti di Francesco Esposito “Zingarello”; l’altro mirato a ucIn entrambi i casi è stato indagato come presunto mandante l’altro ras Cristiano Piezzo, successivamente transitato nelle file dei collaboratori di giustizia. Per ciò che riguarda il traffico di droga, le “piazze” di spaccio erano attive 24 ore su 24 e il clan aveva arruolato spacciatori e vedette in gran parte tra i residenti delle palazzine. Inoltre l’organizzazione aveva inserito famiglie di fiducia sfrattando gli originari assegnatari degli alloggi e rimpinguava le casse anche dissanguando commercianti, imponendo il “pizzo” a supermercati, imprese funebri, edili, ambulanti, negozi di ortofrutta, pizzerie. Un imprenditore intenzionato a non pagare fu sequestrato per essere portato “al cospetto” del vertice del clan, sequestro organizzato anche con la complicità della mamma del reggent
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