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Pressing sul clan Troncone: chiesto l’arresto del rampollo

Pressing sul clan Troncone: chiesto l’arresto del rampollo

Fermato per lesioni, il figlio del boss era subito tornato in libertà.La Procura non molla, presentato il ricorso per Cassazione

NAPOLI. La Procura non molla la presa e nel mirino degli inquirenti antimafia resta più che mai il clan Troncone di Fuorigrotta. A rischiare grosso è di nuovo il rampollo Giuseppe Troncone, figlio del ras Vitale, che poche settimane fa, dopo essere stato fermato con l’accusa di lesioni, era tornato clamorosamente a piede libero in seguito alla mancata convalida del provvedimento. Il pubblico ministero titolare dell’indagine, certo del quadro indiziario fin qui raccolto, ha però presentato ricorso per Cassazione e ora la partita giudiziaria rischia di riaprirsi davanti agli Ermellini. Archiviati gli apocalittici natale e capodanno di sangue - vedi agguato al ras Troncone e l’omicidio di Salvatore Capone - nel quartiere flegreo la tensione resta ben oltre i livelli di guardia. Dopo il brutale agguato compiuto ai danni del padrino di via Costantino, centrato da un colpo di pistola in pieno volto e da un altro alla gamba, il quartiere continua a navigare in acque a dir poco tempestose. Giuseppe Troncone, 24enne figlio del capozona, il 26 dicembre scorso ibero dopo essere stato fermato, appena 48 ore prima, con l’accusa di aver massacrato un presunto ladro con la complicità del cugino Andrea Merolla, assassinato poi a novembre in un raid di chiaro stampo mafioso. Il rampollo del gruppo Troncone è stato fermato alla vigilia di Natale dai poliziotti della Squadra mobile.

Le indagini condotte dai detective di via Medina hanno consentito di fare luce su un brutale pestaggio avvenuto la sera del 2 ottobre scorso, quando nel mirino di Troncone jr e del cugino Merolla sarebbero finiti due topi d’auto originari di Soccavo. Intercettati proprio a pochi passi dall’abitazione del ras, i presunti ladri vennero bloccati dal commando e malmenati. Ad avere la peggio fu soprattutto Domenico Marcone, volto già noto agli archivi delle forze dell’ordine, al quale il 24enne Troncone e il cugino spaccarono due denti e procurarono gravissime lesioni alla mandibola. Non solo, il presunto ladro venne anche prelevato in auto - un vero e proprio rapimento - e poi scaraventato giù dopo alcuni metri. Nonostante la scrupolosa attività di indagine, supportata tra l’altro da alcune intercettazioni ambientali e dalle immagini di due telecamere della zona, l’inchiesta ha finito per polverizzarsi in sede di convalida.

Dando pieno accoglimento alle argomentazioni dei legali di Troncone jr, gli avvocati Antonio Abet e Andrea Lucchetta, il gip ha infatti deciso di non convalidare il provvedimento di fermo, disponendo così l’immediata scarcerazione del 24enne. Proprio il ritorno a piede libero del rampollo potrebbe però innescare ulteriori fibrillazioni nella zona di Fuorigrotta. Il movente di questa drammatica scia di sangue iniziata con l’omicidio di Antonio Volpe e proseguita con quello di Andrea Merolla e Salvatore Capone è ancora da inquadrare. Ma investigatori e pm sono quasi certi che il nocciolo della questione sia da ricondurre al sempre remunerativo controllo delle piazze di spaccio attive a Fuorigrotta e, in particolare, dello smercio di stupefacenti “al minuto”. Sull’affare si sarebbero anciati almeno due opposti cartelli di mala: i Troncone, supportati dagli Zazo, e gli Iadonisi-Cesi, spalleggiati dagli Esposito di Bagnoli. Ancora da inquadrare invece il ruolo che starebbero avendo nella faida i clan attivi al rione Traiano di Soccavo. I timori degli investigatori si stanno focalizzando in queste settimane sull’attività del gruppo Sorianiello, tornato a spadroneggiare nel quartiere.

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