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Nuovo clan Amato-Pagano, sprint dei pm: indagini chiuse

Nuovo clan Amato-Pagano, sprint dei pm: indagini chiuse

Rischio stangata per il gruppo capeggiato dal boss fantasma Marco Liguori. Fissata l’udienza preliminare per 40 tra ras, agenti municipali e manager

NAPOLI. Camorra, una sfilza di estorsioni, ma anche pubblici ufficiali al servizio del “sistema”. C’era questo e molto altro nella dirompente inchiesta che nel giugno scorso ha portato all’esecuzione di oltre trenta arresti, disarticolando, o comunque mettendo in seria difficoltà, la nuova cupola del Amato-Pagano con base tra Secondigliano, Melito e Mugnano. Al vertice della cosca - vale la pena ricordarlo - si sarebbe collocato l’emergente ras Marco Liguori, nipote acquisito dello storico boss Raffaele Amato “’a vecchiarella”. Ebbene, concluse le indagini preliminari, la Procura antimafia ha chiesto e ottenuto la fissazione dell’udienza preliminare per ben quaranta imputati.

In attesa che il gip Cervo decida il da farsi - l’udienza sarà celebrata a fine febbraio - toccherà adesso al collegio difensivo (costituito tra gli altri dagli avvocati Rocco Maria Spina, Luigi Senese e Celestino Gentile) intavolare la strategia da portare avanti in caso di eventuale rinvio a giudizio. Gran parte degli imputati dovrebbe comunque optare per la scelta del rito abbreviato. A indagare sull’ultima formazione di vertice degli Amato-Pagano, cartello criminale nato dopo la sanguinosa scissione dal clan Di Lauro nei primi anni Duemila, sono stati i poliziotti della sezione Antidroga della Squadra mobile, che hanno ricostruito il nuovo organigramma del clan e chiarito i traffici di droga, il business che ha fatto la fortuna degli Scissionisti. Cosicché sono spuntati nomi meno conosciuti dagli investigatori e sconosciuti all’esterno.

Basti pensare che per non dare troppo l’occhio Marco Liguori non aveva lasciato in quegli anni il lavoro presso una lavanderia. Attorno a lui c’erano storici esponenti di spicco del clan come Fortunato Murolo, che è stato individuato come probabile successore designato dallo stesso nipote di Lello Amato, ma anche Salvatore Roselli detto “Frizione” e Raffaele Tortora “’o mellone”, entrambi già coinvolti in diversi procedimenti giudiziari. Un gruppo a carico del quale sono emersi gravi indizi nella gestione di tutte le attività illecite del clan, con particolare riguardo al traffico e alla vendita dello stupefacente. Proprio grazie ad una organizzazione capillare il clan era riuscito a impiantare una complessa filiera di narcotraffico, soprattutto attraverso il controllo delle diverse piazze di spaccio nei territori controllo: Melito, Mugnano, Casavatore, una parte di Scampia. Le indagini hanno consentito anche di svelare una fitta rete di insospettabili fiancheggiatori, per non dire conniventi. È il caso dell’ex comandante della polizia municipale di Melito, Giovanni Marrone, e dell’agente Giovanni Boggia: i due agenti sono infatti accusati di tre episodi estorsivi aggravati dalla finalità mafiosa. Boggia e Marrone, secondo i pm, avrebbero anche suggerito a un negoziante di mettersi in contatto con Antonio Papa (anch’egli imputato), all’epoca presidente dell’associazione dei commercianti Ascom (poi divenuta Aicast e infine commissariata), il quale avrebbe poi imposto alla vittima una tangente da 1.500 euro.

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