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Omicidio di Lino Romano, il pentito scagiona il boss

Omicidio di Lino Romano, il pentito scagiona il boss

Colpo di scena nel processo per il delitto Perrotta, inchiesta in bilico. L’ex killer Ambra: «Montanera non diede l’autorizzazione»

NAPOLI. Una dichiarazione “incidentale”, resa nel corso del processo d’appello che vede alla sbarra i killer di Mario Perrotta, potrebbe riaprire le indagini sull’omicidio di Lino Romano, l’innocente assassinato dal clan degli Scissionisti nel 2012, nel pieno della terza faida di Scampia, per un drammatico scambio di persona. Il commando del clan AbeteAbbinante-Notturno, come accertato dai numerosi procedimenti giudiziari fin qui definitisi, puntava infatti a eliminare il ras della Vanella Grassi, Domenico Gargiulo. Ebbene, a far saltare il banco potrebbe essere adesso l’ultima deposizione del killer Giuseppe Ambra, oggi collaboratore di giustizia, che nel corso dell’esame al quale è stato sottoposto durante l’udienza celebrata ieri mattina ha di fatto “scagionato” il boss Giuseppe Montanera: «Salvatore Baldassarre non ha mai reso conto del proprio operato a Montanera, com’è accaduto in passato in occasione dell’omicidio di Lino Romano».

L’escussione del pentito Ambra, ex uomo di punta del clan degli Scissionisti, sembra a questo punto destinata a infiammare due distinti processi. Il primo, quello per il quale è intervenuto ieri in aula, è chiamato a far luce sull’omicidio di Perrotta, ucciso nel 2012 per la propria vicinanza al capozona delle Case Celesti, Paolo Maoloni. Per quella vicenda Vincenzo Brandi e Armando Ciccarelli in primo grado hanno già ammesso le proprie responsabilità e nonostante ciò sono stati comunque condannati alla pena dell’ergastolo. Il ras dello Chalet Bakù, Montanera, è stato invece assolto. La Procura ha però impugnato la sentenza e davanti ai giudici della Corte d’assise d’appello di Napoli si sta adesso celebrando un’infuocata rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale.

Giuseppe Ambra, l’uomo chiave dell’indagine, ieri mattina è stato ascoltato in aula e quella che ne è scaturita è stata una deposizione dagli esiti potenzialmente dirompenti. Il pentito, rispondendo agli interrogativi dell’avvocato Vincenzo De Rosa, difensore di Montanera, ha affermato che quest’ultimo non soltanto non sarebbe il mandante del delitto Perrotta, ma che avrebbe persino rimproverato i killer, i quali avrebbero agito di testa propria e senza chiedere a lui alcun tipo di autorizzazione. Giuseppe Montanera attualmente sta scontando un ergastolo definitivo per l’omicidio dell’innocente Lino Romano ed è proprio in merito a quest’ultima vicenda che Ambra ha fornito un ulteriore, inatteso chiarimento. Nel corso della deposizione, riferendosi a Salvatore Baldassarre, il pentito ha dichiarato che quest’ultimo non ha mai reso conto del proprio operato a Montanera, come accaduto anche nel caso dell’omicidio di Lino Romano. A suo dire, dunque, Baldassarre, forte della parentela diretta con i boss Abbinante, avrebbe agito di propria iniziativa, senza chiedere il permesso a Montanera. Tornando invece al processo per l’omicidio Perrotta, le udienze riprenderanno a marzo. La Procura, con tutta probabilità, terrà il punto, invocando il massimo della pena anche per Montanera, ma dopo le ultime dichiarazioni rese da Giuseppe Ambra lastrada per la pubblica accusa sembra farsi tutta in salita. I due coimputati, Brandi e Ciccarelli, già nel processo di primo grado hanno invece ammesso gli addebiti. L’omicidio di Perrotta e soprattutto quello di Romano sono avvenuti nel pieno della terza faida di Scampia: una stagione di sangue che, seppur breve, ha lasciato un segno nella storia della città ancora oggi difficile da dimenticare.

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